Yom Yerushalaim, il sogno del popolo ebraico che si realizza

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“Presto entreremo nella città vecchia di Gerusalemme, che generazioni hanno sognato. Saremo i primi ad arrivarci.”

Con questa frase, pronunciata da un soldato israeliano, l’esercito si apprestava a riunificare Gerusalemme allo Stato d’Israele all’indomani della Guerra dei Sei Giorni, nel 1967. L’allora Ministro della Difesa, Moshe Dayan, dichiarò:” Questa mattina le forze di difesa israeliane hanno liberato Gerusalemme. Abbiamo unito Gerusalemme, la capitale divisa di Israele. Siamo tornati nel più sacro dei nostri luoghi santi, per non separarcene mai più. Ai nostri vicini arabi estendiamo, anche a quest’ora, e con maggiore enfasi, la nostra mano di pace. E ai nostri concittadini cristiani e musulmani promettiamo solennemente piena libertà e diritti religiosi. Non siamo venuti a Gerusalemme per il bene dei luoghi santi di altri popoli e per interferire con i seguaci di altre fedi, ma per salvaguardare la sua interezza e per viverci insieme agli altri, in unità”. Una dichiarazione forte, ma anche fortemente ambigua: Israele, che uscì vittoriosa dalla guerra, non vietò mai l’ingresso agli arabi, ma li accolse nel nome di una pace più volte proposta e mai accettata. Questa giornata non rammenta solo l’evento storico, ma anche le vite dei coraggiosi uomini che si sacrificarono per combattere la guerra. Sebbene molto sentita, la data è ancora al centro di numerose polemiche dettate dal rifiuto da parte di molti Stati di riconoscere Gerusalemme come capitale israeliana. Una contrapposizione ideologica spesso preludio di ondate di violenza. Nonostante ciò, i più recenti Accordi di Abramo sembrano aver sdoganato il riconoscimento di Gerusalemme Capitale fra alcuni Stati arabi, primi tra tutti gli Emirati Arabi Uniti. Come sempre, nei momenti più solenni per la propria nazione, i cittadini israeliani dovranno poggiare un piede sul fronte, ed uno in casa per commemorare la riunificazione di quella Yerushalaym Shel Zaav, Gerusalemme d’Oro, capitale unica ed indivisibile dello Stato d’Israele.


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