Voci dall’Argentina, Federico Nemetsky racconta l’attentato a Buenos Aires del 1994
Durante una visita a Buenos Aires nell’autunno scorso, la Zionist Leadership Academy ha visitato il memoriale dell’AMIA: il centro culturale ebraico distrutto durante un attacco terroristico il 18 luglio 1994. In occasione dell’anniversario dell’attentato, HaTikwa pubblica l’intervista a Federico Nemetsky, Segretario Generale della World Zionist Organization Argentina, che da anni fa il volontario presso il memoriale.
Fondata nel 1894, la Asociación Mutual Israelita Argentina (AMIA) è il cuore pulsante della Comunità ebraica di Buenos Aires, responsabile per tantissimi aspetti della vita ebraica locale, dall’educazione scolastica fino alla cura dei cimiteri.
A distanza di cento anni, la mattina del 18 luglio un furgone carico di esplosivo si è andato a schiantare contro la parete dell’edificio, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 300. Oggi l’edificio conserva un’atmosfera surreale, oltre ai ferrei controlli di sicurezza all’ingresso, il memoriale consiste in un cortile all’aperto decorato da vari murales con i nomi e i volti delle vittime. Una sorta di ground zero argentino che già da lontano turba l’osservatore, che d’un tratto vede un vuoto, uno strapiombo, nella fitta foresta di palazzi di Buenos Aires. Al centro del cortile è stata installata una Hannukiah e murales dedicato alle vittime del 1994, vicino al quale sorge il nuovo palazzo dell’AMIA, inaugurato soli 5 anni dopo l’attacco.
“L’attacco non è stato solo contro la Comunità ebraica, bensì contro tutta l’Argentina” ha sottolineato Nemetsky. Tra le vittime infatti, non c’erano solamente ebrei, ma anche cristiani, in generale argentini. “La ricorrenza è sentita come una ferita non solo della Comunità ebraica, ma dell’intera cittadinanza argentina” ha aggiunto.
Importante secondo Segretario Generale della World Zionist Organization Argentina, tramandare ai giovani quanto accaduto 29 anni fa. “Anno dopo anno insegniamo alle nuove generazioni le lezioni del nostro passato, affinché sentano certi avvenimenti come parte della propria storia e identità. Questo è un nostro obiettivo imprescindibile, che si declina principalmente in due cerimonie: la prima, la vigilia del 18 luglio, dedicata appunto ai movimenti giovanili ebraici, che in questa occasione possono approfondire il messaggio di questa data. Dopodiché, la mattina successiva si tiene la cerimonia pubblica, alla quale, oltre a una vasta rappresentanza istituzionale, accorre sempre una grandissima partecipazione cittadina” ha spiegato.
Eppure ancora oggi rimangono tante nubi intorno all’attacco del ‘94. In un primo momento l’episodio è stato quasi nascosto e trascurato dalle autorità argentine, scaturendo le accuse di un coinvolgimento della polizia locale. Una delle prime personalità pubbliche a riconoscere l’accaduto e ad avviare una campagna in nome delle 85 vittime fu il Cardinale José Maria Bergoglio, oggi Papa Francesco nel 2005. Tuttavia, a distanza di così tanti anni, ancora non è stato identificato un chiaro responsabile. Ci sono stati diversi sospetti legati ad Hezbollah e a un coinvolgimento dell’Iran, responsabili dell’attacco all’ambasciata israeliana nel 1992, ma nessun indagato è mai comparso in tribunale. Le indagini dell’Interpol sono tuttora in corso.
Studente di Medicina presso Humanitas University di Milano, è stato Presidente UGEI nel biennio 2022-2023.
Nato e cresciuto a Siena, attualmente ricopre il ruolo di Policy Officer ed è redattore di HaTikwa.