Un venerdì sera da non dimenticare
Ci sono momenti nella nostra vita in cui un’azione apparentemente banale può fare la differenza: rispondere o meno a una chiamata, prendere una strada invece che un’altra, tornare a casa prima del previsto, possono avere un esito determinante sul corso degli eventi di cui ci ritroviamo protagonisti inconsapevoli. Questa sembra essere una delle premesse di Venerdì sera, romanzo d’esordio auto-pubblicato di Daniele Saroglia, torinese classe 1994 e membro dell’UGEI.
Come si evince dal titolo, tutta la storia si svolge nell’arco di una notte. Rik è un giovane uomo con tante relazioni superficiali, senza che in nessuna vi siano sentimenti profondi. Ma quando la sorella della sua ex-fidanzata gli telefona disperata per chiedergli aiuto, lui si ritrova a fare molta strada per aiutare chi ha bisogno di lui, barcamenandosi tra ricconi viziati, anarchici estremisti e tifosi violenti.
Nel leggere la storia, vediamo spesso il flusso di coscienza del protagonista, i suoi travagli interiori e i suoi dubbi. Rik è un giovane disilluso, che predica la tolleranza verso il prossimo ma sembra rassegnato per quanto riguarda la propria vita sentimentale, e nonostante ciò riesce comunque a tirare fuori il meglio dagli amici intorno a lui. Come Mao, l’amico gay che ama le battute scurrili e lo aiuta nella sua ricerca, o Beatrice, la ragazza che non riconosce nonostante sia innamorata di lui da anni.
Alla narrazione in terza persona dalla prospettiva di Rik, si alternano capitoli dove gli stessi episodi sono raccontati dai punti di vista dei suoi amici e della ragazza che deve salvare, consentendo al lettore di avere una visuale completa dell’intera vicenda. Il tutto è condito da un linguaggio che mescola espressioni giovanili anche piuttosto sconce con alcuni elementi curiosi, quali ad esempio una citazione de Il Grande Gatsby inserita come una sorta di “easter egg”. Un viaggio, quello di Rik, che è sia reale che interiore.
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