Un Sefer Torah in memoria di Stefano Gaj Taché. Raggiunto l’obiettivo minimo della raccolta fondi

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Un’iniziativa volta a rafforzare la memoria di una delle pagine più buie della storia della Comunità Ebraica di Roma.

In vista del 40° anniversario dell’attentato al Tempio Maggiore, avvenuto il 9 ottobre 1982, in cui Stefano Gaj Taché, di soli due anni, perse la vita, il Benè Berith Giovani ha deciso di aderire al progetto delle Scuole Ebraiche di Roma di restaurare un Sefer Torah a suo nome, attraverso una raccolta fondi.

“Tutto è nato qualche mese fa. Sentivamo l’urgenza di fare qualcosa di significativo per il 40esimo anniversario della morte del piccolo Stefano – racconta Arianna Zarfati, vice presidente del Benè Berith Giovani – Pochi giorni dopo abbiamo saputo del progetto, al quale abbiamo deciso di partecipare senza indugio”.

“Il Sefer Torah rappresenta il simbolo più longevo delle nostre Comunità, perciò donarne uno in sua memoria significa non solamente rafforzare quest’ultima, ma farla vivere per sempre”, sottolinea Luca Spizzichino, presidente dell’associazione.

Quel giorno si celebrava la festa di Sheminì Atzeret, un momento di gioia in cui tutti i bambini venivano portati al Tempio dai genitori per ricevere la Berachà. Si è trasformato in una tragedia, che, dopo quarant’anni e anche a seguito dei dettagli relativi all’attentato che stanno emergendo in questi ultimi mesi, rappresenta per il mondo ebraico una ferita ancora aperta.

“È importante ricordare e far ricordare che l’odio antisemita non scompare mai. È un fiume carsico che, sistematicamente e periodicamente, riemerge in maniera sempre più subdola – afferma Spizzichino – Per questo dobbiamo portare avanti il ricordo di chi fu ferito quel giorno e di chi non c’è più. Deve essere per noi un imperativo morale”.

“Come hanno detto i suoi familiari all’inizio di questa campagna, Stefano poteva essere un nostro fratello, un nostro parente. Non basta ricordare, serve agire concretamente”, prosegue.

“Raccontare previene la possibilità che qualcosa di simile accada di nuovo e che ad un bambino di due anni sia tolta la possibilità di vivere la propria vita”, ribadisce Zarfati.

Attraverso Charidy.com è stata data la possibilità di effettuare la donazione.

“Anche le piccole opere di Tzedakà hanno fatto una differenza enorme e i messaggi ricevuti ci hanno fatto capire quanta solidarietà ci sia nella nostra Comunità – spiega ancora Zarfati – speriamo vivamente che questo progetto possa essere pronto per l’anniversario; la fiducia che ciò possa accadere non manca. Anzi, è solo aumentata grazie alle bellissime parole di sostegno che abbiamo ricevuto fino ad ora”.

In poco tempo è stato raggiunto l’obiettivo minimo di 8000 euro per il restauro e la riparazione del Sefer Torah.

“Per noi è un’emozione indescrivibile vedere come si sia raggiunto l’obiettivo in così poco tempo. Il Sefer, dedicato, come detto, alla memoria del piccolo Stefano, verrà poi donato al Tempio Maggiore di Roma“, conclude Spizzichino.


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