Trump vs Biden: il primo (deludente) dibattito presidenziale

trump

di David Fiorentini

 

“Would you shush for a minute?”…“Let me shut you down for a second”… “Ti puoi zittire per un minuto?”… “Fammi spegnerti per un secondo”. Ecco, queste sono solo alcune delle offese lanciate nel dibattito di martedì sera tra il Presidente in carica Donald J. Trump e lo scorso Vice Presidente Joe R. Biden. Oltre 100 milioni di telespettatori hanno seguito l’evento, da ogni parte del Mondo, noi inclusi, che siamo rimasti svegli fino alle 3 del mattino speranzosi di toccare con mano le varie proposte presentate dai due candidati per rilanciare il Paese.

Una grande delusione. Per gran parte della nottata è stato un andirivieni di attacchi, illazioni e continue interruzioni da entrambe le parti. Molto interessante è l’aspetto retorico del dibattito, che ha caratterizzato e definito lo stile dei due politici per tutta la durata dell’incontro. Troviamo infatti un Trump molto concentrato sul suo avversario politico, mentre un Biden perennemente rivolto alle telecamere, intento ad arrivare agli elettori a casa più che al Presidente in carica.

All’interno della perenne faida, quantomeno sono uscite alcune dichiarazioni relative alle principali questioni che affliggono gli States. La prima, anche per prossimità temporale, è la nomina di Amy Coney Barrett a Giudice della Corte Suprema Americana. Senza entrare nel merito delle competenze del magistrato, si è discusso sulla legittimità della manovra svolta dal Presidente, il quale, secondo l’ex VP, avrebbe dovuto aspettare l’esito delle prossime elezioni o addirittura il prossimo mandato. Al contrario Trump, citando proprio la defunta Ginsburg, sottolinea che la durata del suo mandato sia di quattro anni, non di tre, per cui non solo avrebbe il diritto, ma il dovere di svolgere i suoi compiti fino all’ultimo giorno di presidenza.

Il secondo argomento, forse il più scottante e il più confuso della serata è stata la gestione della crisi sanitaria legata al coronavirus, che, come ben sappiamo, ha avuto molti strascichi anche sul piano economico e sociale. Da un lato, Trump ha continuato il suo mantra favorevole a riaprire l’economia, accusando i governatori democratici di aver scelto la data della riapertura (9 Novembre) solamente in funzione elettorale. Dall’altro, Biden attacca, accusando il POTUS di aver preso sottogamba la pandemia, proponendo dunque di non aprire l’economia fino al termine della crisi sanitaria.

Il dibattito si è poi protratto su altre tematiche tra cui i cavalli di battaglia trumpiani, come la legalità e l’economia, ma anche su argomenti più cari ai democratici, come il sostegno alle minoranze etniche e il cambiamento climatico. In ordine sparso, vista la lunga durata del confronto, vale la pena di ricordare le dichiarazioni del Presidente Trump a favore della ripresa economica degli Stati Uniti, oltre che le dure condanne nei confronti della Cina, secondo lui colpevole di aver generato la pandemia, e dei gruppi di dimostranti, che da mesi hanno messo a ferro e fuoco numerose città americane. Per lo sfidante Biden, invece, le priorità sono state altre, ad esempio la necessità di tornare a far parte degli Accordi sul Clima di Parigi, la rimozione dei tagli alle tasse approvati da Trump, l’opposizione ai movimenti suprematisti e la statalizzazione di parte della sanità, sulla falsariga di Obamacare. Non si è parlato di politica estera, altro punto di profonda divergenza tra le due campagne elettorali, in particolare per la loro posizione rispetto all’asse Cina-Iran.

Qualcuno scherzosamente ha già annunciato il moderatore come vincitore del confronto e francamente non potrei dirmi così tanto in disaccordo. Nel momento del bisogno, in cui il destino di un’intera nazione è appeso a un filo, non trovo così cruciale soffermarsi sulle tasse pagate da un candidato o sulle presunte mazzette ricevute dall’altro. Sarà stata la foga della prima volta, la grande ansia dietro allo “Scontro del Secolo”, ma sta di certo che dopo una nottata del genere, ringrazio il Cielo che certe iniziative non siano replicate anche nel nostro amato Paese.


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