Tra tradizione e progresso: un incontro inedito di ebraismo e tecnologia

ebraismo tecnologia

di Daphne Zelnick 

 

L’ebraismo ha la necessità di entrare in sintonia con il progresso per stare al passo con i tempi.

L’evoluzione è necessaria per sopravvivere. Come disse nel 2019 il filosofo Stefano Levi Della Torre, “Quando i rabbini ebbero la possibilità di utilizzare degli strumenti d’ingrandimento, scoprirono che alcuni pesci molto piccoli, vietati dalla tradizione halakhica, potevano essere mangiati perché avevano le squame.” Questo aneddoto spiega che nel corso della storia ci siamo sempre trovati di fronte alla domanda se difronte alla modernità dovevamo retrocedere, “tornare nel ghetto”, oppure sfruttare l’occasione ed evolverci. Anche di fronte al tema della tecnologia e dei social network, nell’ambiente ebraico, ci si sta ponendo questa domanda.

Il cambiamento è un processo che da sempre accompagna la nostra vita. Siamo sempre in viaggio, in un flusso in cui tutto cambia e tutto scorre. Infatti, sopravvive chi si adatta al continuo evolversi della vita. Quindi, anche di fronte al grande progresso tecnologico, abbiamo modificato il nostro stile di vita, il modo di pensare, comunicare e di rapportarci con gli altri. Proprio per questo motivo l’ebraismo, come tutte le religioni, si è dovuto scontrare con questa nuova realtà, portando, all’interno di uno stesso popolo, opinioni e reazioni diverse.

Rav Jonathan Sacks disse in un dibattito nel 2017 che “nella storia ci siamo sempre confrontati con nuove realtà. Ogni rivoluzione ha progredito il nostro modo di vivere, occorre comprendere le possibilità che internet e la tecnologia ci offrono per migliorare. Difatti attraverso i social si attraggono le nuove generazioni che sono sempre più propense a seguire i propri leader online. Con l’internet 2.0 tutto si è modificato; non bisogna fermarsi, ma oltrepassare i limiti. Adattarsi permette di sopravvivere e, di conseguenza, anche di mantenere i propri rituali e valori.”

Se si prende come esempio uno dei riti più importanti, lo Shabbat, c’è stato un cambiamento radicale, in quanto prima lo era rispettato solo dai più osservanti come giorno dedicato al Signore, alla preghiera, dove l’operatività si fermava. Ora, invece, anche i laici stanno iniziando a rispettare lo shabbat, in quanto vogliono staccarsi dal mondo, fermarsi dal lavoro, spegnere il cellulare e stare con la famiglia e gli amici. Un esempio è Tiffany Shlain, regista americana che ha girato documentari sulla robotica, che nel suo libro 24/6: The Power of Unplugging One Day a Week racconta come lei e il marito fossero entrambi dipendenti dallo smartphone. L’ultimo decennio l’hanno passato a osservare uno “Shabbat tecnologico” con i figli, nel senso che dal tramonto del venerdì, fino alla fine di Shabbat, spegnevano portatili e telefoni.

Con la pandemia, si sono riscontrati nuovi problemi e limiti religiosi, ed è stato necessario modificarne le modalità per continuare a rispettare la tradizione. Il primo problema è stato l’impossibilità di frequentare i luoghi di culto, in particolare a marzo quando si festeggiava Purim. Una festa gioiosa, dove c’è l’obbligo di leggere la Meghillat Esther. Le regole non consentono l’utilizzo di strumenti che intermediano, come computer o cellulari, ma ascoltare al tempio oppure leggere dal rotolo. Per quest’anno è stata fatta un’eccezione; non tutti possiedono il rotolo in questione, e non tutti conosco l’ebraico. Non è l’unica festività dove sono state fatte delle eccezioni: anche a Pesach, per i due Seder, invece della normale presenza di tutti i parenti, alcune famiglie hanno utilizzato la tecnologia per sentirsi più vicine. Grazie a mezzi di comunicazione avanzati come Zoom, le persone hanno potuto festeggiare vedendosi.

Smartphone e computer hanno favorito l’inserimento e la creazione di materiale online sia attraverso siti, sia attraverso i social. Facebook è diventato tra i primi social network significativi per le pubblicazioni degli articoli o di studi, ma anche per le varie lezioni di Torah e Halakhah. In generale il web è diventato una vera e propria “Biblioteca digitale”, attraverso la quale è possibile consultare anche testi biblici e talmudici. Grazie a questo, l’impiego degli strumenti tecnologici si è potenziato durante la pandemia, diventando di relativa importanza anche per lo svolgimento delle preghiere.

La paura più grande è che la crescita del web e dei social possa alterare anche la tradizione. Questi strumenti sono opportunità che servono a cambiare le modalità, ma i valori tramandati non hanno bisogno di inseguire tendenze, mode, passioni del momento. È importante trovare la giusta via di mezzo tra tradizione e progresso, per far sì che essa rimanga in piedi e l’altro si sviluppi in totale libertà.


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