Tolleranza può dirsi in molti modi

tolerance

toleranceIl concetto di tolleranza, motivo di numerose lotte fisiche o ideali, dovrebbe esser posto come sostrato di ogni società che si reputi civile e democratica. Spesso però se ne dimentica la pregnanza passata scordando  quanto risulti fondamentale per il presente.

Siamo figli diretti di un Illuminismo che era solito promulgare messaggi di pace e uguaglianza e che solo parzialmente è riuscito nel suo intento, lasciandoci nelle mani ancora tanto odio. Oggi il concetto di tolleranza assume un significato più ampio rispetto a ieri; ingloba anche l’accezione di tolleranza religiosa ma non si esaurisce con essa. Si parla di tolleranza in riferimento alla convivenza con minoranze o per definire quell’insieme di valori plurali che risulta “comprensivo di ogni forma di libertà, morale, politica e sociale” (N. Bobbio, “Le ragioni della tolleranza”, in “L’intolleranza: uguali e diversi nella storia”, a cura di R.C. Bori, Il Mulino).

Con Napoleone vengono abbattute per la prima volta le porte dei ghetti
Con Napoleone vengono abbattute per la prima volta le porte dei ghetti

La tolleranza risulta così analizzabile da diverse angolazioni. Una di queste la vede in prospettiva del riconoscimento della nostra fallibilità e dall’inclinazione a sbagliare (“Dizionario filosofico” di Voltaire) tuttavia risulta oggi poco esaustiva. Il valore semantico che la parola è in grado di assumere risulta proporzionale allo sviluppo della società e ne abbiamo avuti di cambiamenti negli ultimi due secoli e mezzo! Ciò che in passato si restringeva al panorama religioso oggi deve declinarsi in diversi modi: sociali, economici e soprattutto culturali. Ciò avviene perché è la sfera in cui viviamo ad apparire priva di confini netti o di identità stabili e dunque risulta necessario rivalutare il concetto di tolleranza, talvolta estremizzandolo. In passato bastava la sopportazione, oggi è indispensabile il riconoscimento delle singole differenze. Il tutto rimane pura teoria perché la messa in pratica è altra cosa: richiede notevoli sforzi e la capacità di cedere parzialmente quella libertà a cui spesso non si è disposti a rinunciare.

Tale questione risulta un tema funzionale non solo ad ambiti giuridico-filosofici ma anche a quell’universo letterario capace di analizzarne le sottigliezze con una leggerezza differente. Questo Pirandello lo sapeva bene: dedicò una delle sue novelle, “Un goj”, alla faticosa coesistenza di un genero “giudeo” e un “suocero cattolico”. Ciò che fa riflettere è il significato che qui il termine assume e che risulta uguale e opposto. “Goj” viene utilizzato per descrivere un ebreo e un non ebreo e ciò non avviene solo in lingua italiana ma anche in inglese. E questo è un esempio non banale di come la stessa parola si presti, ironicamente, a delineare più cose, talvolta molto distanti. L’analisi letteraria non termina di certo qui, si espande e cresce parallelamente a quella filosofica o sociologica, utilizzando strumenti differenti ma portando allo stesso effetto: l’analisi vigile e  accorta di un concetto che più che mai risulta attuale e che è destinato a mutare sempre più velocemente nei protagonisti e dunque nei suoi scenari e contenuti.

Marta Spizzichino, di Roma, studia filosofia alla Sapienza
Marta Spizzichino, di Roma, studia filosofia alla Sapienza


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