“Tikva”, quando il rap è nazionalista: «Non voglio vivere per combattere»
HaTikwà (N.Greppi) – Nel 2002 è uscito un singolo di grande successo: Tikva è stata pubblicata da due dei più famosi rapper israeliani, Subliminal (il cui vero nome è Kobi Shimoni) e HaTzel (“L’Ombra” in ebraico, nome d’arte di Yoav Eliasi), entrambi di Tel Aviv. Il testo della canzone contiene numerose allusioni ai compagni dell’esercito morti in guerra e alle loro famiglie distrutte dal dolore, mentre colui che racconta chiede a Dio di dargli speranza (“tikva” in ebraico) per l’avvenire. Subliminal è sin dai primi anni 2000 uno dei più importanti rapper del suo paese, capace di attirare ai suoi concerti decine di migliaia di persone, soprattutto giovani.
Il suo successo non è dovuto solo al suo talento musicale, ma anche al messaggio che rivolge ai suoi fan: durante la Seconda Intifada, quando gli attentati terroristici erano all’ordine del giorno, molti si rispecchiavano in questo ragazzo che elogiava apertamente l’esercito e i soldati caduti, e che durante i suoi concerti porta sempre al collo un pendaglio con il Magen David, sfoggiato con orgoglio. Un atteggiamento, il suo, che fece parlare di sé anche oltre l’atlantico: infatti, l’11 giugno 2003 il quotidiano americano USA Today commentava con stupore il successo di questo giovane rapper che, a detta sua, nelle sue canzoni voleva solo parlare dei problemi che affliggono il suo paese senza peli sulla lingua. Nonostante negli anni molti critici musicali israeliani lo abbiano accusato di essere un fanatico, nelle sue canzoni egli non cede mai alla tentazione di usare toni razzisti: infatti, nei primi anni delle loro carriere Subliminal e HaTzel collaborarono spesso con il rapper palestinese Tamer Nafar, fondatore del gruppo DAM, che però con il tempo ha assunto posizioni politiche diametralmente opposte alle loro. Anche per questo i loro rapporti si sono fatti sempre più conflittuali, fino a spezzarsi irreparabilmente. Alla storia dell’amicizia finita male tra Tamer e Subliminal è stato dedicato, nel 2003, il documentario Channels of Rage. Sempre in Tikva compare un brano, cantato invece da HaTzel (che negli ultimi anni ha perso appeal come cantante ma si è riciclato come influencer della destra più populista): “Chaym be Chalom, kulam medabrim al Shalom”, che vuol dire “Vivono in un sogno, e tutti parlano di pace”. Con queste parole, i due cantanti rivendicano una visione “realista” delle cose opposta a quella più “utopica” della sinistra pacifista.
Ho visto quanti ne sono andati
Troppi di loro non sono tornati
Amici separati, case rotte,
Le lacrime delle famiglie si sono rovesciate
Boccioli di fiori di persone che non hanno fiorito
La speranza nelle nostre teste, l’amore nei nostri cuori,
Il sogno nei nostri spiriti, così continuiamo sul nostro cammino.
Il silenzio è scomparso per questo, ancora suoni di guerra
Un altro soldato ritorna avvolto in cosa? Nella bandiera del paese
Sangue e lacrime assorbite dalla terra
E un’altra madre scioccata è rimasta con una sola foto
La speranza è chiusa nel cuore, la nazione forte non si piegherà
Perché il figlio di una putt*** che può fermare Israele non è nato.
Dammi la speranza di accettare ciò che non c’è
La forza di cambiare ciò che c’è.
Vieni, continuiamo, la nostra vita è davanti a noi
Non è tardi perché domani è un nuovo giorno
Il sogno perirà se perdiamo la speranza
Quindi cerca di amare.
Hai promesso una colomba, nel cielo c’è un falco
Fratello, punture di ramoscello velenoso, questo non è un ramoscello d’ulivo
Vivendo in un sogno, tutti parlano di pace
Ma sparano, opprimono, tirano, schiacciano il grilletto
In un mondo di attacchi suicidi, la gente parla ancora
Vivendo nell’illusione della rettitudine, allargano la spaccatura nella nazione.
Passa la follia ogni giorno per sopravvivere
Non voglio vivere per combattere,
Combattimenti per vivere
Piantare la speranza, manda radici
Scudo nel mio corpo per il sogno
quindi non sarà frantumato a schegge
Basta, basta con il dolore, basta con le lacrime
Un anno in cui la terra sanguina senza dormire e perché?
Dammi la speranza di accettare ciò che non c’è
La forza di cambiare ciò che c’è.
Vieni, continuiamo, la nostra vita è davanti a noi
Hashem, dammi la speranza di accettare ciò che non c’è
Dammi la forza di cambiare ciò che è
Dammi il coraggio di provare a sistemare il mondo.
Vieni, continuiamo, la nostra vita è davanti a noi.
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.