The Social Dilemma, la nuova punta di diamante di Netflix

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di Luca Spizzichino

 

Se nell’ultimo mese vogliamo capire quali sono stati i prodotti più visti e discussi del catalogo di Netflix, non si può non pensare a The Social Dilemma. Questo documentario, diretto da Jeff Orlowski, è stato distribuito dal colosso dello streaming il 9 settembre, e presentato in anteprima a gennaio al Sundance Film Festival 2020.

Con il particolare genere cinematografico del docudrama, il giovane regista americano ha voluto denunciare l’inquietante piega che ha preso l’utilizzo dei social media nella nostra società. Attraverso le interviste ad ex-dipendenti e dirigenti di colossi come Facebook, Google, Pinterest, Instagram e Twitter, e frammezzato da brevi scene di fiction, sulla falsa riga di Black Mirror (scelta non proprio innovativa, ad esser sinceri…), che raccontano l’invasività della tecnologia nelle vite e nelle relazioni delle famiglie contemporanee, si cerca di scavare a fondo nel lato più oscuro dei social media e in quello che sono diventati oggi: luoghi virtuali in grado di manipolare, in maniera quasi impercettibile, l’inconscio di ogni individuo che utilizza queste piattaforme.

Ogni algoritmo, ogni modello di business, ogni interfaccia ha un solo ed unico obiettivo: invogliarci a rimanere connessi per il maggiore tempo possibile, perché ormai il prodotto non è più il social network, ma i suoi utenti, o meglio la sua permanenza in essi. L’eccessivo utilizzo di queste piattaforme ha portato a una serie di conseguenze catastrofiche: dalla depressione all’istigazione al suicidio già in giovane età, fino ad arrivare a ciò che minaccia il tessuto sociale: la disinformazione attraverso l’onnipresenza delle fake news; la polarizzazione, arrivata a un livello mai visto prima, a causa di quegli algoritmi che portano l’individuo a cercare sempre più contenuti in linea con il proprio pensiero; e l’estraneazione dal mondo circostante.

“Nessuno di noi ha mai pensato che il proprio lavoro potesse portare anche a una sola di queste conseguenze”: questa è la giustificazione che la maggior parte degli intervistati hanno dato per minimizzare l’ingenuità con il quale hanno ideato ognuno di quei dettagli, non curandosi del fatto che la tecnologia sarebbe diventata sempre più pervasiva, capace di influenzare senza neanche accorgercene i nostri canoni di bellezza, i nostri ideali politici, sempre più radicalizzati, ma soprattutto distorcere la percezione dalla realtà che ci circonda.

Il pericolo di arrivare ad una distopia come 1984 c’è, ed è innegabile, ma come possiamo evitarlo? Un margine di manovra ancora c’è, e lo dicono anche molti degli esperti chiamati in causa da Orlowski. Ovviamente tutto sta nella reale volontà di chi è a capo di questi colossi e dei governi che devono delineare i confini entro il quale si possono muovere i big tech. La legislazione attuale, da questo punto di vista, è molto indietro, e lo possiamo notare anche qui in Italia: basti pensare alle recenti elezioni, dove il silenzio elettorale è stato più volte aggirato da una lacuna della legge vigente in materia.

The Social Dilemma è solo l’ultimo di una lunga serie di documentari e film che trattano l’ormai “Problema Social Media”. Nonostante la scelta non proprio innovativa delle scene di fiction, e la piega quasi apocalittica di alcuni intervistati, questo docufilm è da vedere in quanto tassello di un puzzle più ampio, dove alcuni argomenti vengono affrontati in maniera più approfondita. È necessario limitare in qualche modo il problema, questo è certo, ma per farlo bisogna conoscerlo approfonditamente. Va benissimo mettere dei paletti, ma non al punto tale da dover regredire.


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