The Israel Summit: l’evento online per la normalizzazione di Israele
di Caterina Cognini
L’11 febbraio si è concluso The Israel Summit, evento virtuale organizzato da studenti universitari provenienti dai principali atenei statunitensi, quali Harvard e la Columbia. Come si evince facilmente dal titolo, l’evento aveva lo scopo principale di presentare i progressi israeliani in vari campi: dall’innovazione alla cultura, dai risultati in campo medico a quelli in ambito sportivo.
Il Summit consisteva principalmente in interviste ad importanti personaggi israeliani, oltre ad una career fair che ha ospitato importanti aziende internazionali per opportunità di stage e di lavoro. Tra i relatori principali nel campo aziendale, sono intervenuti Tal Zaks, Chief Medical Officer di Moderna; Barak Regev, CEO di Google Israel; e Noam Bardim, CEO e fondatore di Waze. Per quanto riguarda l’ambito diplomatico, gli intervistati sono stati Gilad Erdan, Rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite e prossimo ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, e Danny Danon, ex-Rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite.
Questa non è stata la prima edizione del Summit, che solitamente viene organizzato in presenza presso l’Università di Harvard; vista la situazione legata alla pandemia, gli organizzatori hanno deciso di spostare l’evento online, per renderlo fruibile a tutti e ampliare il loro pubblico a livello globale. Il Summit è stato realizzato in collaborazione con oltre 15 organizzazioni globali e oltre 80 studenti nel ruolo di Campus Manager in varie università di tutto il mondo.
Ho avuto l’opportunità di avere il ruolo di Campus Manager presso la mia università, la Ca’ Foscari di Venezia. Nel ruolo di ‘ambasciatrice’ del Summit, ho sparso la voce in merito all’evento, stringendo partnership con le associazioni della mia università, che hanno tutte accolto con entusiasmo l’iniziativa. Devo ammettere che quest’apertura mi ha dato un po’ di speranza: non tutti hanno dei pregiudizi insanabili nei confronti di Israele. Avendo avuto modo di vedere da vicino il processo organizzativo, ho apprezzato molto come alcuni studenti si siano impegnati al massimo per questo evento, animati dalla volontà di mostrare i lati positivi di Israele, diversamente da quello che si legge spesso (e purtroppo) sui giornali.
Essendo una delle poche Campus Manager non-statunitensi, mi hanno inoltre offerto l’occasione di far parte del gruppo di studenti che intervistavano i relatori. È importante far notare che tutte le interviste del Summit sono state preregistrate, in modo da evitare spiacevoli attacchi informatici che, per chi è all’interno del mondo ebraico, sono una minaccia all’ordine del giorno. Il relatore che ho avuto l’onore di intervistare è Daniel Limor, ex-spia del Mossad e Comandante dell’Operazione Fratelli, operazione che li vide salvare migliaia di ebrei etiopi in fuga verso Israele. Se il nome dell’operazione non vi suona familiare, allora riconoscerete il nome del film Netflix che racconta questa storia: The Red Sea Diving Resort, con Daniel Limor impersonato da Chris Evans.
Durante l’intervista a Daniel Limor, ho avuto l’opportunità di farmi raccontare da lui stesso non solo gli antefatti dell’operazione e la sua messa in atto, ma anche la sua vita dedicata a Israele, che lo ha portato ad accettare missioni molto rischiose. Limor è nato in Uruguay, ma si è traferito in Israele a soli 16 anni, ed ha intrapreso una lunga carriera all’interno del Mossad. L’amore che prova verso il popolo ebraico nella sua interezza l’ha portato infatti a fingere di gestire un resort in Sudan come copertura, per aiutare i suoi ‘fratelli’ etiopi a scappare in Israele.
The Israel Summit ha raccolto solo alcuni dei più importanti esponenti della società israeliana, ma ha senza dubbio lasciato un segno, nella speranza di poter modificare la consueta etichetta negativa affibbiata a Israele. Uno dei momenti più intensi del Summit è stato certamente quello con la partecipazione di Abdel Fattah Al-Burhan, Presidente del Consiglio sovrano di transizione sudanese e de-facto capo di stato del Sudan, paese entrato recentemente negli Accordi di Abramo. Poco prima della messa in onda della sua intervista, Al-Burhan ha confermato il suo impegno con The Israel Summit, pubblicando sui social un messaggio in merito ai giovani sudanesi che condividono l’idea di diffondere la pace e la prosperità sul pianeta.
In conclusione, si può dire che l’edizione online di quest’anno abbia messo in luce i vantaggi degli eventi virtuali, portando più di 200.000 visualizzazioni all’evento, con migliaia di iscritti. Per quanto riguarda il lungo cammino per abbattere i pregiudizi verso Israele, può darsi che tutto ciò sia stato solo una goccia nel mare, ma l’impegno e la dedizione degli organizzatori vanno senza dubbio riconosciuti.
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.