Taglit Italia 2022: si conclude questa esperienza unica da raccontare
di Ghila Lascar
Scusate per l’attesa, ma ci è voluto un po’ di tempo per processare tutti i momenti e tutte le emozioni provate durante questo viaggio. Buona lettura.
Dove eravamo rimasti…
Yad Vashem è una tappa obbligata di ogni viaggio Taglit, e quest’anno la visita è stata fatta la mattina di Tishà Be Av, rispettando una delle tradizioni di questa triste ricorrenza. Sharon ci aveva già preparati al meglio introducendo parte della storia di questo museo e il monte Herzl su cui sorge, ma ad accompagnarci in questa esperienza è stata invece Alessandra, guida del museo.
Ci siamo diretti quindi nel cuore del complesso, dove siamo stati guidati nelle varie drammatiche tappe della storia, attraverso oggetti di ogni provenienza e di ogni tipo. Si tratta di un percorso che suscita molte emozioni, e che diffonde storie e particolari di cui non si discute nelle scuole. La parte però sicuramente più emozionante è stato l’incontro con Shlomo, nonno del fidanzato di Susanna, fiorentina che vive in Israele che si è unita all’altro gruppo di italiani del Taglit, il quale ci ha raccontato la sua storia durante la Shoah, dove insieme alla famiglia si è nascosto nei boschi tedeschi per sfuggire alla cattura da parte dei nazisti.
Assistere a queste testimonianze, ormai, è un privilegio e per questo abbiamo fatto tesoro di ogni parola che credo porteremo sempre con noi d’ora in poi.
Dopo una breve pausa per far riprendere il fiato durante il digiuno, ci siamo diretti al Monte Herzl per visitare il cimitero. Sharon quindi ci ha introdotto a questo luogo molto particolare voluto da Ben Gurion, che ospita i soldati caduti dell’area di Gerusalemme, i presidenti del Parlamento, i Capi di Stato e i Premier. È stata una passeggiata fatta nel grande rispetto, passando davanti alla tomba di Enzo Sereni, paracadutista della brigata ebraica deportato a Dachau, ma anche Shimon Peres, Yitzhak Rabin e, infine, Theodor Herzl che ha un posto d’ onore sul monte.
Una volta terminato il digiuno in hotel, abbiamo passato una fantastica serata in centro a Gerusalemme, tra canti e balli, rilassando i ritmi degli ultimi giorni.
Lunedì mattina siamo partiti alla volta di Tel Aviv, dove abbiamo passato la giornata nella zona di Shuk HaCarmel, dove abbiamo potuto assolvere alcune delle piccole “sfide” di questo Taglit: fare una foto con alcuni local e comprare i regali per un altro membro del gruppo che segretamente avevamo estratto a sorte nei giorni prima.
La parte più divertente però è stata con Kfir, che abbiamo raggiunto al Dizengoff Centre. Arrivati siamo stati immersi in una dimensione particolare: ci sono state consegnate delle cuffie tipiche della Silent Disco che abbiamo dovuto indossare tutti in mezzo al centro commerciale e poi… musica a palla e via con danza, giochi e canto in mezzo ai passanti incuriositi.
È venuto fuori, alla fine del viaggio, che questo è stato uno dei momenti più significativi per tutti, non tanto per il contenuto culturale e storico, ma proprio per l’atmosfera che si era venuta a creare. Ognuno ha abbassato le proprie difese, ballando in mezzo a persone che non sentivano nemmeno ciò che ascoltavamo, cantando come se ogni parola fosse quella esatta e ogni nota quella perfetta. È stato un momento di grande unione per tutti che ci ha aiutato anche individualmente a superare i nostri limiti e sorridere di fronte a ciò che ci avrebbe imbarazzato normalmente.
Con questi buoni propositi, abbiamo lasciato Tel Aviv per incontrare a cena a Gerusalemme lo sponsor del nostro Taglit che voleva conoscerci e parlare della nostra esperienza di viaggio. Ha lasciato poi posto a Ofir Haivry, politico israeliano che ci ha introdotto alla situazione geopolitica in Medio Oriente in funzione dello Stato Ebraico, in tutte le sue sfaccettature e complessità.
Non potevamo lasciare però Gerusalemme senza prima visitare il piccolo pezzo del nostro Paese presente nella città, quindi martedì mattina abbiamo raggiunto la Sinagoga Italiana. Si tratta di un piccolo gioiello della città, caratterizzato principalmente dall’Aron di epoca barocca che incornicia lo spazio ristretto ma che ricorda davvero le sinagoghe italiane.
Abbiamo quindi lasciato questo scorcio di Italia per raggiungere invece un posto che la ricorda molto meno, il Deserto della Giudea, dove prima abbiamo fatto tappa all’Oasi di Ein-Gedi e dopo la passeggiata tra le varie pozze d’acqua fresca, siamo scesi al Mar Morto per goderci il resto del pomeriggio.
La serata invece non si prospettava nel “solito hotel”, siamo stati ospitati dai beduini a Kfar HaNokdim. Dopo un the caldo, un falò e dei marshmellow filanti ci siamo diretti verso le nostre tende dove avremmo trascorso le poche ore di sonno restanti per affrontare una giornata ben più pesante che sarebbe iniziata alle 4 per andare a…Masada.
Alle prime luci dell’alba siamo saliti lungo la “via breve” che porta fino in cima, dove poi abbiamo potuto ammirare il panorama mentre il sole sorgeva all’orizzonte, scoprendo il meraviglioso sito archeologico. Sharon, lottando contro la nostra stanchezza, è riuscita comunque a trasmettere l’importanza di questa roccaforte, quasi, inespugnabile.
Tornati in basso, ormai pieno giorno, abbiamo lasciato i beduini dopo una breve gita in cammello per dirigerci verso Beer Sheva. Lì siamo stati accolti dalla nostra guida “culinaria”: abbiamo fatto tappa in posti molto particolari assaggiando frutta secca, falafel, birra artigianale e frutta fresca che hanno reso particolare questo tipo di tour. L’ultima tappa prima di arrivare in ostello è stata Sde Boker, dove si trova la tomba di Ben Gurion che affaccia su un paesaggio mozzafiato nel deserto. L’ultima notte l’abbiamo passata a Mitzpe Ramon dove ci siamo potuti affacciare sul cratere guardando il tramonto.
La sera è arrivato il momento dell’ultima attività e purtroppo, dei saluti prima di partire per l’aeroporto…
Quando le cose finiscono, capiamo davvero cosa abbiamo vissuto e il valore di ciò che ci portiamo dietro dalle esperienze che facciamo, così è stato per il Taglit. Dopo solo qualche parola detta da tutti abbiamo ripercorso tutti i momenti più significativi di questo viaggio, e quelli che ci hanno davvero lasciato qualcosa dentro, con le persone che lo hanno reso unico.
Non credo che ci siano parole per descrivere davvero quello che abbiamo provato, se non riprendere l’inizio di questa serie di articoli: famiglia. Alla fine di questa esperienza, durante il viaggio guardarsi indietro e vedere quei volti significava ridere, passare ogni pasto tutti insieme sedendosi allo stesso tavolo, oppure ascoltare Sharon durante le sue spiegazioni… In breve, significava stare a casa.
Finisce così la nostra avventura in Israele
Però per concludere è necessario fare alcuni ringraziamenti:
Noemi e David, grazie per essere stati dei fantastici accompagnatori, per averci aiutato nel momento del bisogno e per averci permesso di vivere ogni singolo momento appieno memori anche delle vostre esperienze come taglittini.
Sharon, sei stata unica. Grazie di aver condiviso la tua conoscenza di questo magnifico paese che ci hai fatto conoscere in tutti i suoi aspetti. Grazie per essere stata la zia che ogni nipote vuole avere, per esserti battuta, con grande pazienza, affinché avessimo la possibilità di cogliere ogni momento. Non credo dimenticheremo facilmente tutte le tue spiegazioni, ma anche i momenti che ci hai regalato.
Grazie Camila, Yonathan e Naama, nonostante abbiate accompagnato l’altro gruppo di italiani, avete comunque reso speciale il nostro viaggio, soprattutto lo Shabbat passato insieme.
Grazie Taglit, per averci dato quest’esperienza da raccontare ai nostri figli.
Organo ufficiale di stampa dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Fondato nel 1949, dal 2010 è una testata online e inserto mensile di Pagine Ebraiche.