Spiegare l’ebraismo con ironia – David Parenzo approda a teatro con “EBREO!”
David Parenzo, giornalista professionista e conduttore radiofonico, approda il 7 marzo sul palco del teatro Il Parioli con la prima di “EBREO!”, lo spettacolo irriverente ed umoristico che si propone di spiegare il significato dell’esser ebrei. Con la regia di Alberto Ferrari, l’opera vedrà la partecipazione di ospiti speciali come Enrico Mentana, Vittorio Sgarbi, Ale e Franz, Paolo Ruffini ed anche della giornalista e sopravvissuta alla Shoah, Edith Bruck. Hatikwa ha intervistato Parenzo per saperne di più.
David Parenzo, qual è il tema della sceneggiatura?
“Lo spettacolo consiste in un monologo che accompagna lo spettatore in un viaggio immersivo nelle tradizioni, festività e nei precetti dell’ebraismo per comprendere cosa significhi essere ebrei. L’obiettivo è tentare di spiegare un tema così complesso attraverso l’ironia, su un modello ispirato al meccanismo narrativo del gruppo inglese Monty Python. La storia ebraica è molto lunga e complessa, e non era possibile riassumere da Adamo ed Eva fino alla fondazione dello Stato di Israele. Perciò tutto è incentrato sul comprendere cosa significhi vivere una vita ebraica, sebbene comunque lo spettacolo abbia una parte molto importante riguardo la Shoah, che vedrà la partecipazione di Edith Bruck.
Come nasce l’idea?
Tutto nasce otto anni fa. Assieme a mia moglie ed al mio amico Valdo Gamberutti, anch’esso autore dello spettacolo, ero a Strasburgo e Bruxelles per girare la serie “Grande Europa” per il Corriere della Sera. Essendo Pesach, mentre tutti uscivano a mangiare, io e mia moglie rimanevamo in camera a mangiare riso con la Matzà. Questo aveva destato la curiosità della troupe, e perciò ho cominciato a raccontare loro significato e precetti della festa in maniera scherzosa. Valdo ne rimase entusiasta, mi propose di scriverne il testo per una sceneggiatura. Per un po’ il progetto è rimasto nel cassetto, poi l’abbiamo ripreso ed ora è finalmente a teatro.
Raccontare l’ebraismo è difficile, farlo con ironia ancor di più. In che modo si fa?
I miei maestri di Torah mi hanno sempre detto che non esistono domande scabrose né stupide, perché nella Torah c’è tutto e dunque si può chiedere ogni cosa. L’ironia mi appartiene per definizione ed è anche uno strumento con cui è possibile raccontare, in maniera diversa, al pubblico. L’umorismo ebraico, poi, è famoso in tutto il mondo, perché non consiste nella risata fine a sé stessa, ma nel motto di spirito che ti lascia sempre qualcosa. Spero di essere riuscito nell’intento di unire le due cose.