Should I Stay or Should I Go? Londra
“Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita, perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire”. Così parlava della capitale inglese Samuel Johnson nel lontano 18esimo secolo, ma le cose non sono cambiate di molto: la vita londinese, con i suoi locali, ristoranti e spettacoli, con i continui spostamenti in metropolitana, i musei e le passeggiate nei parchi presenta talmente tante diverse opportunità che risulta davvero difficile stancarsene. La prima scelta obbligata per qualsiasi studente in arrivo, ovviamente, riguarda il luogo dove abitare. Londra, con i suoi 40 km di diametro, offre di tutto, dalle zone residenziali upper-class di Chelsea e South Kensington, a quelle più festaiole e trasandate di Camden Town, il tutto a prezzi per camera singola paragonabili a quelli di affitto di un bilocale in centro a Padova. La mia scelta si è quindi orientata per una camera in zona ebraica, a Hendon, sulla Northern Line, a circa mezz’ora di metropolitana dal centro. Ritrovarsi a vivere praticamente sopra ai negozi kasher, dai supermercati alle rosticcerie, dai ristoranti alla carta ai fast food, è una grande scoperta che, devo dire, influenzerà gravemente sul peso segnato dalla bilancia… Hendon offre poi l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda il Tempio dove andare a Shabbat. Essendo un po’ estraneo ai vari riti, così diversi da quello italiano, ho provato circa una decina di minyanim, tutti a pochi minuti a piedi da casa, per poi rimanere fedele alla sinagoga Ner Yisrael, dove vado per i chaggim e il venerdì sera, e a un minyan per studenti universitari organizzato da alcuni ragazzi di Ner il sabato mattina. Sarà stata l’esperienza del Bené Akiva, o forse le tonalità della tefillà più simile a quelle nostre, ma il rito askenazita mi ha ammaliato, convincendomi a non provare altrove (anche se continuo ad andare al Tempio ogni Shabbat con il mio siddur Bené Romì). Hendon è abitata principalmente da modern orthodox, ebrei religiosi, che si dedicano allo studio della Torah (e non solo) così come agli studi universitari. La maggior parte delle famiglie che ho conosciuto posseggono la raccolta del Talmud nelle proprie librerie, a fianco ai libri di finanza, medicina e legge. Le signore coprono i propri capelli, ovviamente niente strette di mano, ma case bellissime, figli (tanti) puliti e curati, e un giusto equilibrio fra una vita religiosa osservante e l’appartenenza alla società del 21esimo secolo. L’ospitalità di queste famiglie è qualcosa di straordinario, cui difficilmente avrei creduto prima di vederlo con i miei occhi.
Vivere una vita ebraica però non vuol dire solamente Tempio e Shabbat, ma anche eventi sociali. Dalle feste quasi mensili alle Jewish societies all’interno delle università, le opportunità per conoscere coetanei ebrei sono davvero moltissime, e per qualsiasi target, per cui non c’è il rischio di ritrovarsi in un ambiente eccessivamente religioso o a disagio.
Al di fuori della vita ebraica, poi, vale la pena riuscire a ritagliarsi del tempo, magari dopo gli ultimi esami, per passare qualche serata pazza al Fabric o al Ministry of Sound, scoprire qualcosa di carino ai mercatini di Portobello o Brick Lane, o lasciarsi sedurre dal fascino dello skyline al tramonto, sulla collina di Primrose Hill.
Benedetto Sacerdoti
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.