Saluti dalla… Nuova Zelanda! (Prima puntata)
di Noemi Oskar
Perché la Nuova Zelanda?
Non è che ci sia una risposta univoca e del tutto razionale a questa domanda, la mia decisione di partire per questa terra remota non è riassumibile in poche parole. Forse non è nemmeno possibile dare una spiegazione esaustiva.
Tutto cominciò oltre dieci anni fa durante un viaggio in Australia. Visitando quella terra, il mio sogno sin da quando ero bambina, rimasi affascinata ed incantata, oltre che dai panorami, dallo stile di vita: gli australiani sono persone molto cordiali, rilassate ed accoglienti.
Alla fine di quelle tre settimane promisi a me stessa che in quella parte di mondo prima o poi ci sarei tornata. Purtroppo, però, il più delle volte i desideri non vanno di pari passo con la realtà.
Mi ritrovai così, con sforzo immane, a dover mettere da parte il mio desiderio di viaggiare (incolpo benevolmente i miei genitori per avermi trasmesso questa passione), soprattutto dovetti ammettere a me stessa che tornare in Oceania non sarebbe stata impresa da poco.
Poi l’Università, Ingegneria e gli esami hanno fatto il resto, definitivamente avevo accantonato l’idea di ritrovarmi a breve ‘Down Under’. Ma per quanto nel profondo avessi ricacciato quel desiderio, avevo sempre la sensazione che ci fosse un qualcosa di incompiuto.
Per fortuna durante gli anni universitari ho avuto la possibilità di fare alcuni, seppur brevi, soggiorni all’estero: tre mesi negli Stati Uniti e sei mesi in Spagna; fino a quel momento il mio modo di viaggiare era sempre stato più da turista, più da vacanze estive, non avevo mai avuto la possibilità di provare a vivere in un paese diverso dal mio.
Le due esperienze lontano dall’Italia mi hanno permesso di saziare in parte la mia fame di viaggi e a riguardarle adesso ho la sensazione che abbiano scoperchiato un mio personale vaso di Pandora. Probabilmente mi hanno resa ancor più curiosa e desiderosa di conoscere culture differenti, forse sono state l’inizio della fine, perché in fondo l’appetito vien mangiando…
Finalmente, dopo tanta fatica e tanto sudore, si concluse anche per me il periodo universitario, la tanto sognata laurea arrivò.
Improvvisamente mi ritrovai investita in pieno da quella condizione di tremenda incertezza che affligge tutti i neolaureati. Ero in quella fase di transizione per cui avevo moltissimo tempo a disposizione e pochi soldi con cui occuparlo, un incrocio fra la mia condizione appena conclusa di studentessa senza tempo e senza soldi, e quella di futura lavoratrice senza tempo ma con i soldi per viaggiare.
Ed è stato un attimo. Quel pensiero scacciato via molti anni prima tornò a farmi visita, questa volta in maniera molto più prepotente.
D’altronde dalla mia esperienza Erasmus in Spagna era passato troppo tempo, avevo di nuovo voglia di mettermi alla prova, di sentire sulla mia pelle quel brivido di eccitazione misto a paura che si prova quando si arriva in un paese che non si conosce e in cui ci si deve ambientare.
L’idea dell’Australia, quindi, riprese il suo lavoro di erosione mentale, di sfinimento ai fianchi.
Il problema era grosso (citazione che piacerà ai miei amici dell’Hashomer Hatzair), volevo a tutti i costi partire con il visto Working Holiday, ma banalmente non avevo i soldi per farlo e i miei genitori volevano che io iniziassi subito a lavorare, a costruirmi una carriera da Ingegnere. In ogni caso non avrei mai e poi mai chiesto loro soldi in prestito.
Così, fra mille motivazioni, per la seconda volta in pochi anni, mi ritrovai a mettere da parte il mio desiderio, a tradire quella promessa. Mi dicevo, o meglio mi convincevo, che forse non era davvero così importante, che mi sarebbe piaciuto lavorare e finalmente mettere in pratica le conoscenze acquisite negli anni di Università; in realtà era vero, avevo tantissima voglia di lavorare in campo ambientale (sono laureata in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio), avevo tantissime aspettative e moltissime energie da investire in un ambito in cui credevo (e credo) fortemente.
Le mie aspettative però si sono scontrate con un Paese in cui è molto faticoso fare Ricerca (avrei voluto diventare ricercatrice) ed è molto difficile lavorare nel proprio campo di interesse.
Per un paio di anni ho vivacchiato fra lavori legati alle tematiche ambientali ed altri completamente differenti, ma si sa, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Complici una difficile situazione personale e una perenne insoddisfazione lavorativa, il desiderio di partire mutò bruscamente in bisogno, in necessità di partire al più presto.
Ricordo nitidamente il momento esatto in cui mi sono detta ‘Noemi, hai aspettato abbastanza, è ora di andare, hai i soldi per farlo, devi solo trovare il coraggio di buttarti’.
Mi ci sono voluti un paio di mesi prima che realizzassi di aver deciso di partire davvero.
Non restava che scegliere dove andare. Quale risposta più facile se non l’Australia?
Improvvisamente la mia mente mi suggerì che forse c’erano altre opzioni a mia disposizione, mi domandai se fosse davvero quello il paese in cui sarei voluta andare per un’esperienza così forte.
Sia chiaro, l’Australia resta il mio sogno, anche ora che mi trovo in Nuova Zelanda, paese di cui mi sono perdutamente innamorata.
Semplicemente, la “terra dei canguri” non era la meta giusta in quel momento storico della mia vita.
Non è che le opzioni fossero poi così numerose, volevo andare in un paese madrelingua inglese, per ovvi motivi, e dove ci fosse la possibilità di ottenere un visto di viaggio-lavoro senza problemi.
Canada, Australia o Nuova Zelanda?
Di certo volevo tornare in Oceania, ma al momento della scelta l’Australia non mi attirava più così tanto: troppe le persone di mia conoscenza, svariati amici che vi si erano appena trasferiti, troppi europei, troppi italiani, facile trovare lavoro, stipendi mediamente alti.
Volevo che la mia esperienza fosse più stimolante, volevo andare in un luogo dove non è tutto poi così facile e lineare, volevo andare nel posto più lontano possibile da casa e dai miei affetti in modo da non poter tornare indietro in caso di difficoltà, volevo fisicamente non essere direttamente raggiungibile, volevo andare in un paese che fosse molto attraente dal punto di vista naturalistico.
La mia scelta è ricaduta in modo spontaneo sulla Nuova Zelanda e dal momento (di cui ho un chiaro ricordo) in cui ho deciso non ho più avuto ripensamenti, di nessun tipo. Deciso, sarei partita il prima possibile per la terra dei Maori.
In realtà non sapevo molto di questo paese, a malapena sapevo fosse composto da sue isole, sapevo della sua pioggia, sapevo del rugby, sapevo dei panorami mozzafiato e delle pecore; tutto ciò che sapevo, o quasi, era dovuto ai racconti mitici di mio papà: di quanto fosse deliziosa Christchurch, di quanto fosse bella Auckland con tutte le sue baie ed insenature, delle numerose barche che veleggiano lungo le coste.
Si trattava ‘solo’ di prenotare visto e volo.
Poi improvvisamente il 1’ Febbraio 2014 arrivò e l’avventura ebbe inizio…
Il seguito nel prossimo articolo di:
Noemi Oskar
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.