Run for Mem, la corsa della Memoria per un futuro migliore

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di Ghila Schreiber

L’aria è frizzante e la gente è in continuo movimento: è domenica mattina, e la sesta edizione della maratona per la memoria sta per cominciare. Le persone si affrettano a recuperare la loro maglietta che funge da pettorina, salutano i conoscenti, fanno stretching, scattano foto. 

Sono tutti entusiasti: questo evento è un’originale opportunità per conoscere meglio i luoghi di Milano che hanno svolto un ruolo importante durante la Seconda guerra mondiale, e ognuno è libero di partecipare al meglio delle sue capacità. Ciò che più li spinge è il desiderio di dimostrare che siamo tanti, vivi, e che il disegno di sterminio non è riuscito; sprigionando gioia nonostante la Shoah, ma conservando dentro di noi questi luoghi così cruciali. 

“Volevamo che fosse un evento che sorprendesse; cambiare stile, per non creare una cosa seria e di concentrazione, bensì un’occasione di unione e allegria con tutta la cittadinanza”. È questa la spiegazione di Noemi Di Segni, presidente dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), quando le chiediamo il motivo della scelta proprio di una maratona come mezzo di sensibilizzazione. 

Ma in questa edizione in particolare, l’utilizzo dello sport non è stata l’unica forma di connessione alla storia del popolo ebraico, grazie all’intervento musicale organizzato in collaborazione con l’UGEI da Jonathan Vona, studente al quinto anno di liceo scientifico alla scuola ebraica, che ha riprodotto con lo xilofono alcuni brani ebraici tradizionali. Momento molto speciale è stato quando è risuonata l’Ha-Tikwà, inno dello Stato di Israele, per commemorare le vittime dell’attentato alla sinagoga di Gerusalemme accaduto venerdì sera, ennesima dimostrazione di odio antisemita.

“Correre per la memoria vuol dire non fermarsi. La memoria non può conoscere pause. Come ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, dobbiamo fare di tutto perché la tragedia dell’epoca più buia della nostra storia non venga derubricata come un mero episodio, una pagina, una riga tra i tanti eventi di un libro di storia. Non possiamo fermarci, soprattutto adesso, che le testimonianze dirette sono sempre meno. È nostro compito continuare a divulgare quello che fu, per evitare che ciò riaccada in futuro. È un onore per noi, che anche Milano abbia la possibilità di correre e ricordare,” afferma Ilan Boni, vicepresidente e assessore ai giovani della Comunità Ebraica di Milano. 

Conoscere e trasmettere sono la base per costruire un futuro più libero e consapevole. E non c’è modo migliore per farlo se non affidando la missione ai giovani, attraverso progetti di informazione e coinvolgimento come, per esempio, quello di “Restaurare la Memoria” promosso dall’UGEI con lo scopo di pulire e restaurare le pietre di inciampo nelle città italiane e raccontare l’ebraismo nelle scuole. Perché, come scriveva Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre”. 

 


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