Rinascita. I giovani olim raccontano la riapertura in Israele

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di Daphne Zelnick

 

In questi giorni in Israele è tornata la vita, l’economia ha ripreso il ritmo, l’atmosfera è cambiata.  Molti cittadini hanno notato differenze significative dopo l’allentamento delle misure di sicurezza Covid-19. Il grande cambiamento è avvenuto durante le tre ricorrenze: Yom HaShoah, Yom HaZikaron e Yom HaAzmaut, che quest’anno hanno potuto celebrare in presenza.

A raccontarcelo sono gli stessi Olim, che stanno vivendo di persona i giorni della riapertura.

Micol 22 anni, studentessa universitaria a Gerusalemme, vaccinata a fine febbraio con Pfizer. “Rispetto all’anno passato, quest’anno ho potuto festeggiare Yom HaAzmaut in discoteca con gli amici”. Un anno fa questo non era pensabile.

Anche le lezioni universitarie sono tornate alla normalità, “finalmente riesco a seguire tutte le lezioni, poiché su Zoom non riuscivo a concentrarmi”. Ha ripreso l’università in presenza, per molti come per Micol è stato il primo pensiero e la prima azione da quando lo Stato ha dato il via per la ripresa. La parola che descrive questo periodo per lei è libertà.

Andrea 51 anni vaccinato a dicembre. “La situazione si è riversata: a Yom HaAzmaut tutto il popolo era a festeggiare, un cambiamento a 360°. Personalmente anche se hanno permesso di togliere le mascherine io continuo a tenerla sia per abitudine, sia per precauzione”.

A seconda dell’età si può constatare la differenza di pensieri, infatti gli adulti non hanno cambiato radicalmente le proprie abitudini, “prima si poteva uscire con le mascherine. Non c’è mai stato un lockdown stretto, non ho fatto molto altro rispetto al periodo covid, è stato più un fatto psicologico”.

Da punto di vista lavorativo molti sono tornati in ufficio e l’economia ha ripreso a funzionare, anche se il turismo non può ancora riprendere. Per questo motivo i grandi alberghi vivono di turismo interno, “gli israeliani amano viaggiare. Appena possono prendono un aereo, ma questo ancora non è possibile”. Lo Stato ha stipulato degli accordi bilaterali con alcuni paesi per permettere agli israeliani di viaggiare e ricominciare con il turismo.

“L’ottima campagna vaccinale che portato a 80/90 casi al giorno ha aiutato a uscire da questo periodo, inoltre lo Stato ha assistito economicamente aziende e persone. Difatti per chi ha avuto la riduzione del 25% della paga, il Bituach Leumi, il corrispettivo dell’INPS, ha contribuito pagando il sussidio di disoccupazione per tutto l’anno”.

La parola che descrive meglio questo periodo per Andrea è euforia, perché si parla di Covid al passato: “Ho la fortuna di vivere nel primo paese uscito dal Covid. Spero anche che il Covid diventi passato per tutti, in primis in Italia, dove ho una parte della mia famiglia”.

Gabriele 53 anni vaccinato. “Non sono cambiate le mie abitudini durante e post Covid, questo anche perché lavoro con il digitale”. Molte sono le aziende che hanno riaperto gli uffici e riperso il contatto umano dopo tanto smart-working.

“La sensazione di miglioramento esiste, solo il turismo estero è un punto ancora critico”.

Strano è la parola che descrive questo periodo per Gabriele: “Ho continui contatti con l’Italia e sentire questa notevole differenza mi fa strano. Siamo stati fortunati perché siamo tornati alla vita”.

Eitan, 20 anni, arruolato nell’esercito, vaccinato a gennaio. “Siamo stati tra i primi ad essere vaccinati, per poter anche rivedere le famiglie”. Durante la Pandemia si poteva uscire dalla base solo una volta al mese, mentre prima potevano uscire ogni due settimane. “Appena lo Stato ha dato via libera mi sono recato al mare, pieno di persone, non vedevo l’ora”.

La vita sociale è tornata alla normalità, anche le piccole azioni o i piccoli momenti che prima si davano per scontati, ora sono diventate preziose. Il gesto di vedere il mare, gli amici era considerato normale, ora è sentito come qualcosa di speciale.

Eitan è sorpreso non si aspettava questo effetto dopo il vaccino: “Sembrava troppo lontano un anno fa, ora si è realizzato. Quindi vacciniamoci!”

Shay, 26 anni, ragazzo israeliano, ma studente di medicina in Italia. “Sono stato vaccinato in Italia a marzo, perché studente di medicina”. Ha vissuto due realtà differenti, e quindi possiede una visione di entrambi le situazioni: “Dopo che mi hanno vaccinato, ho preso subito i biglietti per Israele, non pensavo fosse così diverso”.

Appena arrivata la Pandemia è tornato subito in Israele, fino a luglio, per poi rientrare in Italia per l’università. Ha vissuto entrambi i periodi delle tre grandi ricorrenze: “L’anno scorso è stato davvero triste, tutti in casa a Yom HaAzmaut e la città vuota”. Dieci mesi dopo ha fatto il vaccino e ha deciso di tornare in Israele dalla famiglia, proprio prima di Yom HaAzmaut: “Finalmente si è vista la città rinata, ed io non vedevo l’ora di mangiare shawarma con tutta la mia famiglia. È stato un periodo folle, ma sono tornato da Israele ottimista, credo che anche l’Italia uscirà presto da questo periodo”.

 

*Photo by Sergey Leont’ev on Unsplash


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