Ricordare per non inciampare: il flash mob del Giulio Cesare a Roma
In relazione a quanto accaduto a Roma, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre, non siamo stati gli unici a intervenire. Parallelamente alla nostra raccolta fondi, il Liceo Giulio Cesare di Roma ha organizzato un flash mob nei locali della scuola, venerdì 14 dicembre, per manifestare lo sdegno e dare un segnale forte.
Abbiamo incontrato Elena Sorgente (18 anni), Luca Turco (17), Lucia Palleschi (18) e Filippo Caroselli (17), i rappresentati di Istituto, per farci raccontare meglio come è andata.
[Carlotta Jarach]
20 pietre d’inciampo sono state divelte nel rione Monti a Roma. Come ha reagito il vostro liceo alla notizia? È stato facile raccogliere adesioni, soprattutto quelle del Preside e del corpo docente?
Come rappresentanti del liceo classico Giulio Cesare abbiamo proposto agli studenti di intervenire contro questo atto innegabilmente antisemita con un flash mob, finalizzato a sensibilizzare l’importanza di ricordare la terribile strage della Shoah. “Historia magistra vitae“, diceva Cicerone, come Machiavelli e tanti altri dopo di lui; il ricordo del passato è fondamentale per l’intera umanità, affinché non si commettano gli stessi errori in futuro. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di appendere alla cancellata della nostra scuola la frase “ricordare per non inciampare”, alludendo chiaramente alle pietre d’inciampo divelte. Per un’ora, dalle 8 alle 9, abbiamo dato la possibilità a ciascuno studente di scrivere con una matita bianca su un foglietto nero il proprio pensiero inerente all’avvenimento, per poi attaccarli tutti insieme attorno allo striscione più grande. Durante la ricreazione invece, abbiamo distribuito a ciascuno studente una foto raffigurante una delle pietre divelte e, per simboleggiarne l’importanza, abbiamo scattato una foto di noi tutti con la “pietra” in mano. Infine, durante la giornata abbiamo proposto attraverso una circolare la proiezione in classe del film documentario “Night Will Fall” di Hitchcock. L’accaduto è stato molto sentito dai nostri professori di storia e filosofia, italiano e religione. Non pensiamo sia casuale. Infatti crediamo che sia proprio lo studio di certe tematiche a livello storico, culturale e religioso che accentui la sensibilità per il tema della tolleranza
Come giovani romani, vedete un inasprirsi dell’intolleranza nella vita di tutti i giorni, verso il diverso? Se sì, a cosa può essere dovuto?
L’intolleranza è figlia dell’ignoranza e tutto sta nelle mani degli educatori. Genitori, professori, hanno tutti il dovere di educare alla tolleranza. Una tolleranza che non sia sopportazione ma rispetto. In quanto giovani romani non percepiamo un peggioramento drastico di questo fenomeno ma neanche un miglioramento. Per moda, per insicurezza, i giovani trovano più semplice disprezzare piuttosto che comprendere. Questo atteggiamento sarà difficilmente eliminabile alla radice, in quanto indole naturale della nostra parte più selvaggia. Lo si può però dominare, d’altronde è questo che dovrebbe distinguerci dagli animali.
Il più grande di voi è nato nel 2000, proprio l’anno dell’istituzione della Giornata della Memoria: come continuare a ricordare senza cadere nella sterile ripetizione? Credete che sia importante l’attivismo giovanile in questo?
L’oscurantismo è un nemico pericolosissimo. In quanto studenti, in quanto freschi di studi, abbiamo, più di chiunque altro, il dovere di lanciare messaggi positivi. Noi della nuova generazione siamo i padroni dei social e abbiamo un potere potenzialmente enorme: sta a noi utilizzarlo proficuamente. Venerdì mattina abbiamo dato vita a questa iniziativa, siamo stati contentissimi nel vedere, in serata, i social dei nostri compagni tappezzati da fotografie raffiguranti l’evento da noi organizzato. Non si tratta di manie di protagonismo, siamo stati sinceramente contenti nel vedere la spontaneità con cui questi ragazzi hanno voluto condividere il nostro messaggio di denuncia con il mondo. Del resto, tramite i social, abbiamo avuto la possibilità di raggiungere voi dell’UGEI.
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.