Rachashei Lev, l’associazione che dona speranza e gioia ai bambini e alle loro famiglie nella lotta contro la malattia.

racha

di Sara Menascì

«Vogliamo adornare le pareti dei nostri bambini con immagini che raccontino i loro viaggi, le esperienze vissute e i momenti di gioia e spensieratezza che vanno oltre il tempo trascorso in ospedale». Con queste parole, Amedeo Moscato e Daniel Di Porto descrivono uno degli obiettivi principali dell’Associazione Rachashei Lev, di cui sono referenti in Italia. Questa si prende cura di circa cinquecento bambini e giovani affetti da cancro, senza distinzione di religione, genere o status socioeconomico. Il loro impegno va oltre il supporto medico, offrendo «un sostegno psicologico e umano che coinvolge anche le famiglie, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita sin dai primi momenti della diagnosi». I fondi raccolti vengono interamente destinati al miglioramento delle condizioni del reparto, garantendo maggiore comfort sia ai piccoli pazienti che alle loro famiglie, rendendo l’ambiente ospedaliero più accogliente e meno intimidatorio. Tra queste iniziative spicca “La Casa del Bambino“, un accogliente motel per i bambini e le loro famiglie, che offre un ambiente caldo e amorevole durante il periodo delle cure. «Non tutti possono tornare nelle proprie abitazioni se stanno facendo il ciclo di chemioterapia, ed è meglio stare in una casa che in un ospedale. In questi appartamenti hanno tutto: giochi e attività, un tempio e addirittura una spa. Anche la cosmetica, con manicure per le mamme, aiuta ad alleviare i pesi emotivi che sono costrette a sopportare». Il supporto di Rachashei Lev non si ferma alle mura ospedaliere. L’associazione organizza esperienze speciali, come i viaggi progettati per i ragazzi in cura. Il prossimo, previsto per novembre a Roma, vedrà la partecipazione di circa venti giovani dai 14 anni in su. Quello che può sembrare una semplice gita si trasforma in un percorso dell’anima, un’esperienza profonda che accompagna i ragazzi non solo durante l’itinerario, ma ben oltre, regalando loro momenti di leggerezza e felicità lontano dalla durezza della loro quotidianità. Questi viaggi non sono solo occasioni di svago, ma momenti di condivisione e appartenenza, facendo sentire i giovani parte di una comunità che li accoglie e li sostiene. Non si tratta soltanto dei loro compagni nella lotta contro la malattia, ma anche di tutte le persone, vicine e lontane, che li accompagnano con il cuore e con il pensiero. Il progetto rappresenta il simbolo della forza del sostegno comunitario e della solidarietà del popolo ebraico, dimostrando che nessuno viene mai lasciato solo. “Am echad, lev echad“, cioè “Un popolo, un cuore“, non è una semplice frase, ma una realtà viva che come ebrei abbiamo il dovere di incarnare. Un messaggio di amore e vicinanza, soprattutto per chi affronta le sfide più difficili.

 

Se desideri sostenere i progetti di Rachashei Lev, puoi contattare l’email: [email protected]


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