Quattro libri, per non dimenticare.

libri e memoria

di Michelle Zarfati

 

Se comprendere è impossibile conoscere è necessario, diceva Primo Levi. Per questo motivo, anno dopo anno, assume un’importanza sempre più concreta conoscere la storia. Viviamo in un’epoca particolare, in cui è estremamente facile reperire informazioni e successivamente divulgarle. Di conseguenza, tutto è in continua evoluzione, tutto ha la possibilità di esser messo in dubbio, di esser discusso e, in questo contesto, anche la memoria vacilla. Oggi più che mai diventa importante trasmettere la memoria di quanto è stato, non solo affinché non ciò avvenga più, ma anche e soprattutto per far sì che la memoria resti integra senza mai affievolirsi. Ecco che letteratura e i libri in generale si rivelano essere estremamente preziosi. Attraverso questi, la memoria ha il potere di essere trasmessa alle nuove generazioni e sopravvivere al passare del tempo. Testimonianze, diari e romanzi aiutano il lettore ad immergersi in un’epoca che rappresenta una ferita che mai si rimarginerà. Seppur doloroso, tuttavia, è doveroso sapere e conoscere. Il libro è da sempre il veicolo che divulga e trasmette informazioni nel corso del tempo. La Shoah, una delle più grandi tragedie del popolo ebraico e della storia, è da sempre un argomento importante nella letteratura, trattata in varie forme: dall’autobiografia al saggio, fino al romanzo. Tanti stili di narrazione hanno permesso a chi legge di comprendere la storia – e tutti i personaggi che hanno gravitato intorno ad essa – da varie angolature diverse. Un viaggio attraverso le testimonianze e le storie per poter riflettere, comprendere, ma soprattutto ricordare. Per questo motivo ho pensato di proporvi quattro libri sul tema della memoria. Quattro opere che vanno assolutamente lette, poiché hanno il potere di far comprendere al lettore non solo i dettagli storici realmente accaduti, ma anche quanto importante sia per le generazioni future portare sulle proprie spalle il ricordo di ciò che è stato. Un ricordo da assimilare e trasmettere al prossimo.

  1. Il fumo di Birkenau di Liana Millu: Nata a Pisa, Liana Millu, venne deportata ad Auschwitz, poi trasferita a Ravensbrücke, di qui, al campo di Malkow, presso Stettino, per lavorare in una fabbrica di armamenti. Scrisse questo libro subito dopo il suo ritorno. Una testimonianza toccante, cruda e reale al tempo stesso. Primo Levi ne scrive la prefazione inquadrando già il peso immenso di questo scritto, fra le più intense testimonianze europee della condizione del lager femminile. Un punto di vista nuovo che si dipana intorno alle vite delle prigioniere. Sei storie, sei punti di vista, sei personaggi che penetrano nella pelle del lettore. La sofferenza, i sogni infranti, l’immensa speranza di poter tornare a casa unita alla rassegnazione. Tante donne diverse, di età diverse, con un vissuto diverso, ma tutte legate dallo stesso destino: l’infausta prigionia nella macchina della morte dei lager. Un viaggio attraverso le loro storie, la loro condizione, ma soprattutto all’interno del loro Io più profondo. Notte, giorno, lavoro, attese: una descrizione scientifica e solenne di quello che la detenzione nel campo ha rappresentato per le donne e per la loro femminilità distrutta e negata. “Lei era veramente convinta che tra due mesi tutti noi saremmo stati accolti in un nuovo mondo: un mondo amoroso e pietoso dove tutti quelli che avevano sofferto sotto il fumo di Birkenau sarebbero stati immensamente felici.
  2. Vedi alla voce amore di David Grossman: Come si spiega l’Olocausto alle nuove generazioni? Forse questa è una delle sfide più ardue che, coloro che hanno vissuto l’atrocità di quel tempo, si sono trovati a fronteggiare. Quali parole bisogna impiegare per permettere di comprendere a coloro che non hanno vissuto tutto ciò? Questo è l’interrogativo da cui Elie Wiesel parte e a cui David Grossman, una delle più autorevoli voci della narrativa israeliana, prova a rispondere attraverso questo romanzo. Questa è la storia di un bambino, figlio di deportati, che sente spesso parlare della Shoah in maniera allusiva e pericolosa. Si interroga spesso su cosa sia, invano, senza potersi dare risposte, osservando i numeri tatuati sul braccio dei suoi genitori e credendo quasi che la belva nazista sia un mostro sempre in agguato. Così la sua infanzia trascorre nel dubbio più nero. Poi, crescendo e diventando scrittore, si metterà sulle tracce del nonno in Polonia e man mano riaffiorerà la verità nuda e cruda della sua storia. Ripartendo dai ricordi, dai personaggi che ormai non ci sono più, un grande viaggio di formazione che lo aiuterà a comprendere che, per capire chi siamo e dove stiamo andando, abbiamo bisogno di prendere contatto e coscienza con la memoria famigliare. Con la storia di chi c’è stato prima di noi. Un romanzo completo, drammatico e poetico. David Grossman supera se stesso tentando di comprendere un passato che ci appartiene ma che per sempre resterà un grande vuoto doloroso.
  3. La notte di Elie Wiesel: Libri come questi non avrebbero neppure bisogno di essere introdotti, le parole diventano quasi superflue. Come possono le nuove generazioni comprendere ciò che è stato? Come si può assistere a tanto dolore, alla morte di tutto ciò che si è conosciuto ed amato, come si diventa grandi in un attimo per puro spirito di sopravvivenza? Una testimonianza in presa diretta che cerca di ripercorrere assieme al lettore la prigionia nel campo, le sofferenze e la resilienza per poter sopravvivere, fino alla liberazione. La storia vera e struggente di un uomo, bambino all’epoca, che analizza in maniera scientifica il suo vissuto per tramandare al prossimo la memoria di ciò che è stato. L’autore racconta in maniera pulita, profonda e analitica il suo vissuto che, in un lampo, disegna la storia di un’intera generazione segnata in maniera indelebile dal dolore lacerante della guerra. Un messaggio universale che mette in guardia, senza pietismi, sulla natura violenta dell’uomo. L’imperativo qui è davvero d’obbligo: da leggere.
  4. Storia della Shoah di George Bensoussan: La Germania nazista aveva studiato a tavolino lo sterminio sistematico del popolo ebraico. Il fine ultimo era quello di non lasciarne traccia sulla terra. Doveva esser messo a morte fino all’ultimo ebreo. Sei milioni di ebrei morti, mentre il mondo rimaneva silenzioso ed inerme ad osservare il genocidio che i nazisti perpetravano giorno dopo giorno. Un testo che va ad analizzare in maniera scientifica la malvagità e l’uso spietato dei metodi che hanno condotto alla Shoah. Un testo che analizza come il piano sia andato a costituirsi man mano, partendo dalla politica e arrivando alle masse, per diventare poi un progetto in grande scala. Forse le pagine lasceranno interdetti e spaventati, ma se si vuole analizzare geopoliticamente la vicenda, questo è il libro di cui avete bisogno.


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