Purim a Firenze in un ex convento sotto la neve

Firenze-neve

È Purim e l’entrata alla festa è un divagare tra statue e antichi salici, e la vecchia fontana congelata sembra promettere una notte da scolpire sulle pareti dei ricordi. Lanciarsi tra volti e persone conosciute da una vita è come scoprire che ognuno ha gettato le sue maschere per indossarne finalmente una sola. All’ingresso tre anime gentili si scambiano giochi di sguardi, mentre la camera fa il suo lavoro e rende eterno un istante che ha in sé il sapore del passato e il gioco dell’amore. Uno swing elettrico accompagna l’ondeggiare di frange e piume di abiti impreziositi; luce, sfarzo e colore hanno scacciato per sempre la monotonia. La festa al Four Seasons è un successo al primo sguardo.

L’eleganza di tanti ebrei insieme nei loro abiti da festa, la gioia distratta nei loro volti, riporta un’impressione che è a metà tra un quadro di Renoir al Cafè de Paris e Wall Street all’apertura dei titoli. Firenze culla del Rinascimento ci regala un luogo unico, ex convento di pietra divenuto tempio della musica dalle sue pareti, e gli angeli affrescati non sembrano cogliere l’ironia di un coro festoso di Purim, là dove una volta si intonavano lodi a Maria. Nessuno si salva, tutti ballano, tutti balleranno, rabbini compresi, stasera allievi e maestri sono sulla stessa dance floor. Gatsby è libero di fumare una sigaretta nel cortile mentre il suo rivale in amore resta coi piedi e il cuore nella sala da ballo (suonano Bruno Mars in questo momento), e dalla stanza accanto arrivano echi della Meghillà di Esther: è una serata, quella voluta, concepita e sviluppata con estro privo di imperfezioni dalla Comunità ebraica di Firenze, dove la magia ha una casa, così come ogni ebreo.

E dove la malinconia sta per farsi spazio perché la festa è finita, è tempo di salutarsi, arriva la neve a consolarci, cadendo precipitosa sui nostri occhi e sui nostri pensieri, tornati per un lungo istante quelli dei bambini al loro primo ascolto dello shofar, al primo amore.

Lorenzo Bianchi e Noemi Coen


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