19 Febbraio 20213min

Parashat Terumah e il precetto di “un unico popolo e un unico cuore”

Terumah

di Manuel Moscato

 

Nella Parashà di questa settimana, leggiamo la descrizione dettagliata della costruzione del Mishkan, il tabernacolo mobile che ha accompagnato il popolo ebraico durante tutto il viaggio nel deserto. Nel primo verso della Parashà leggiamo: “Parla ai figli di Israele per invitarli a destinare per Me un’offerta (Terumah) da parte di chiunque sarà spinto dal suo cuore, riceverete la Mia offerta.”

La parola Terumah deriva dal verbo learim (“alzare”). Essa non aveva una misura stabilita come il mezzo siclo (mahazit ashekel) che ogni capo famiglia doveva offrire quando esisteva il Beth Hamikdash.

La Terumah era un’offerta tale per cui chi la faceva doveva farla con tutto il suo cuore e con tutta la sua kavvanà (“intenzione”).

Il Mishkan era la proiezione della sacralità divina in mezzo al popolo, e alla costruzione di esso dovevano prendere tutti parte in modo armonioso; in particolare, tutti dovevano contribuire con le spese senza sentirsi più ricchi o più poveri.

Gli ebrei hanno la caratteristica di essere eterogenei e con idee diverse, ma proprio questa peculiarità ci rende più ricchi e ci fa vivere una vita comunitaria all’insegna dell’armonia e dell’osservanza delle Mitzvot.

Nella Parashà di Itro che abbiamo letto due settimane fa, il popolo ebraico si è riunito sotto al Monte Sinai prima della ricezione del Matan Torah, le Tavole della Legge. Al riguardo la Torah ci dice: “E si accamparono nel deserto e si accampò lì Israel difronte al Monte”. I nostri Chahamim z”l si chiedono: per quale motivo il verbo “accampare” lo troviamo la prima volta scritto al plurale e la seconda volta al singolare? Per rispondere a questa domanda dobbiamo soffermarci sulla seconda parte del verso, ossia “davanti al Monte”. Quando il popolo ebraico si trova davanti al Monte, ossia davanti alla Torah e in particolare davanti ad Hakadosh Baruch Hu, si muove con unità come se fossero un’unica persona.

Nonostante idee e pensieri diversi, il popolo ebraico deve essere sempre unito. Come dice Rashi: Am ehad, lev ehad, ossia “un unico popolo e un unico cuore”, sia nelle disgrazie che nelle belle cose che Hashem ci manda.

 


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