Parashat Sheminì e l’importanza di compiangere i Tzaddikim scomparsi
di Cesare Di Tivoli
Nella Parashàh di questa settimana, Sheminì, ci troviamo all’ottavo giorno di investitura del Mishkan, il Tabernacolo. Al termine della scorsa Parashà, era stato comandato a Moshè Rabbenu, Aharon ed ai suoi figli di ritirarsi per sette giorni all’interno del Mishkan senza uscire, cosí da poterlo inaugurare; finchè l’ottavo giorno, la Shekhinnàh (“presenza divina”) alloggió finalmente al suo interno.
Questo evento è stato talmente speciale che i Chacamim lo hanno paragonato alla creazione del cielo e della terra. Tuttavia, questa felicità non duró molto, perché i figli di Aharon, Nadav e Avihù, morirono all’interno del Tabernacolo, per aver offerto un sacrificio che non era stato loro ordinato da HaShem. Successivamente, la Parasháh si sofferma sulla spiegazione di alcune norme legate ai Cohanim, come ad esempio la proibizione di bere alcolici per non rischiare di entrare nel Mishkan senza la adeguata luciditá. Le ultime due chiamate, invece, trattano la Kasherut degli animali, illustrando quali siano quelli permessi.
È interessante notare come la prima parte della Parashà, che tratta della scomparsa dei figli di Aharon, viene letta anche il giorno di Kippur. Per quale motivo è stata scelta proprio questa Parashàh, se non sembra avere nessun legame? I Chacamim ci insegnano (ne trattato Shabbat 105b) che chiunque versi una lacrima per una persona pia che viene a mancare, diventa libera da tutti i suoi peccati, soprattutto se si tratta di un Talmid Chacam, di un maestro del Talmud. Il nesso tra la Parashà e Yom Kippur è quindi l’espiazione dei peccati così come illustrata nel trattato di Moèd Qatan 28b, nel quale la scomparsa dello Tzadiq dona l’espiazione a tutto il popolo. Questo concetto è fortemente legato ai giorni dell’Omer che stiamo attraversando, in cui si applicano parte delle Halakhòt di lutto per i 24.000 Talmidim di Rabbì ‘Aqivàh morti in questo periodo.
Qui nasce la domanda: perchè stare in lutto in ricordo di questo tragico evento, e non farlo per altri che sono stati indubbiamente più tragici di questo? La risposta sta nel fatto che il lutto di questi giorni non è tanto per le persone che sono mancate, quanto per ciò che fossero: Tzadiqim. Gli alunni di Rabbi ‘Aqivàh sarebbero stati coloro che avrebbero insegnato la Toràh alle generazioni future, moltiplicandola svariate volte e diffondendo le proprie conoscenze, ma con la loro perdita abbiamo perso quella parte di Torah che non è mai stata trasmessa. Perció, anche chi piange per un Talmid Chacam che lascia questo mondo viene ripulito dai suoi peccati, poichè le lacrime che versa sono per quegli insegnamenti della Torah che non sono stati tramandati. Ciò dimostra quanto effettivamente si tenga ad essa.
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