Parashat Metzorà: ama il prossimo come te stesso
HaTikwa – La Parashà di Metzorà che leggeremo questa settimana tratta delle varie regole riguardanti la “Metzorà”, ovvero colui che era afflitto dalla Tzarat (tradotta imprecisamente come lebbra) e delle varie norme riguardanti l’impurità maschile e femminile.Nella prima parte, la Torah indica quali siano i sacrifici da portare in seguito alla guarigione da questa malattia e dall’impurità: due uccelli vivi, un ramo di cedro (etz aeretz), un filo di lana colorato di scarlatto (shne tolaat ) e dell’issopo (ezov).
Come spiegato da Rashi, ogni componente del sacrificio ha un significato molto profondo. Come già abbiamo imparato la scorsa settimana, una delle colpe per cui la tzarat colpiva l’uomo era la lashon arà, la maldicenza, che consisteva nel parlare di qualcuno senza che questo sia presente. Ciò è collegato agli uccelli, i quali cinguettano continuamente.
Nonostante quasi ognuno di noi la compia ogni giorno, la lashon arà è uno dei peccati più gravi della Torah. Essa simboleggia infatti il male verso il prossimo, il contrario di uno dei precetti più importanti della Torah, “ama il prossimo come te stesso”.
Quando una persona compie del male verso il suo compagno, allora si comporta da persona superba, arrogante ed egoista. Il ramo di cedro non a caso rappresenta la superbia. Inoltre chi fa male verso il suo prossimo viene considerato dal Signore come un verme, che viene tradotto in ebraico con la parola “Tolat”, il penultimo componente del sacrificio di espiazione. L’ultimo componente dell sacrificio è l’issopo, il quale viene descritto dalla Torah come la pianta più umile che esista.
Ed è proprio l’umiltà che ci permette di non compiere del male verso un terzo. Questa dote è strettamente collegata alla modestia, che ci permette di non pensare sempre a noi stessi , ma di buttare un occhio su ciò che provano le altre persone, evitando così di danneggiarle in qualsiasi modo e di mettere in atto quel verso della Torah che è alla base di tutte le mizvot: Veaavta Lereka kamoka, Ama il prossimo come te stesso.
Shabat shalom.
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