Parashà della settimana: Vayggash
di Ruben Caivano
Nella Parashà è raccontato il momento in cui Yosef si rivela ai fratelli e il ricongiungimento con suo padre Yaakov dopo ventidue anni di separazione.Quando Yosef mandò i suoi fratelli dal padre in Erez Israel per rivelargli che era ancora vivo, disse loro: “Al tirghesu baarez”, ovvero: ”Non litigate per la strada”. Che senso ha dire una cosa del genere ad un gruppo di persone ormai adulte? Rashi spiega che Yosef ha dato ai fratelli un’Halachà: durante la discussione non avrebbero dovuto parlare di Torà. Yosef sapeva infatti che nella strada per Erez Israel i suoi fratelli avrebbero litigato fra loro per ciò che gli avevano fatto ventidue anni prima. Quindi si raccomandò di non parlare di Torà perché in una discussione le loro parole di Torà sarebbero state usate come mezzo di ragione e non sarebbero uscite dal cuore.
Quando i fratelli giunsero da Yaakov e gli rivelarono che Yosef era ancora vivo, notò che suo figlio, divenuto Viceré d’Egitto, gli aveva mandato delle hagalot, degli animali. Infatti 22 anni prima, quando fu mandato da suo padre a vedere come stavano i fratelli nel campo, i due avevano interrotto lo studio su questi animali chiamati hagalot. Con questi capì immediatamente che Yosef era ancora vivo non solo di corpo, ma anche ebraicamente parlando. Non si era dimenticato di quello che avevano studiato tanto tempo prima e quindi non si era dimenticato della Torà.
Dopo essere giunto in Egitto, Yaakov incontrò il Faraone, che gli chiese quanti anni avesse. Yaakov rispose dicendogli che aveva avuto una vita molto brutta. I chachamim notano che il numero di parole scritte in questo versetto sono 37 e Yaakov vivrà esattamente trentasette anni meno di Izchak, poiché ha commesso l’errore di aver definito brutta la sua vita. Da qui si impara che, nonostante la vita possa metterti davanti le difficoltà, è sempre meglio accettare quel poco di positivo anziché lamentarsi.
Shabbat shalom!
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