L’OPINIONE | La destra italiana e Israele, un rapporto ambiguo
di Davide Cucciati
Recentemente, il Presidente del Senato Ignazio La Russa si è recato in Israele e, pur lungi dal poter essere definito antisemita o antisionista, ha evitato di esprimere una condanna tout court del fascismo. Questo fatto comprova l’ambiguità della destra italiana nei confronti non solo del mondo ebraico, ma anche dell’Occidente e dell’atlantismo.
Fratelli d’Italia rappresenta un unicum tra i partiti di destra che, in Europa occidentale, sono giunti a ricoprire ruoli governativi. Incasellare il partito di Giorgia Meloni nell’alveo dei Conservatori sarebbe quantomeno ingeneroso nei confronti della sua variopinta e caleidoscopica storia anche, e non solo, in relazione al contesto mediorientale.
Le origini e l’MSI
In molti ricordano ancora il 2003, quando il Presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini, durante una visita allo Yad Vashem, condannò il fascismo, le leggi razziali e la Repubblica Sociale Italiana. Trattasi del periodo in cui l’azione governativa della destra italiana era caratterizzata da atlantismo e da vicinanza allo Stato di Israele; il contesto interno ad Alleanza Nazionale era, tuttavia, più eterogeneo di quel che sembrava visto dall’esterno. Così come lo è, attualmente, quello di Fratelli d’Italia.
Fin dagli anni ’50 e ’60, in tutti gli ambienti missini e neofascisti si svilupparono ferventi dibattiti anche in merito alla politica estera, generando spesso opposte fazioni. Il Medioriente non fu esente dall’essere oggetto di accesi confronti interni. Da un lato, vi era la linea dei dirigenti del MSI e dei quadri intermedi che si dichiaravano filo israeliani (vedendo in Israele un baluardo dell’Occidente che si opponeva agli Stati arabi sostenuti dall’Unione Sovietica); dall’altro, molti giovani di destra (interni o esterni al Movimento Sociale Italiano) si schieravano per la causa araba.
Basti ricordare che, secondo Stefano Delle Chiaie (fondatore negli anni ’60 dell’organizzazione neofascista Avanguardia Nazionale), nel 1967 alcuni di loro si recarono presso l’ambasciata d’Egitto a Roma chiedendo di arruolarsi nell’esercito egiziano per supportare Nasser, non solo in funzione anti-israeliana ma anche alla luce del passato del Presidente egiziano il quale, durante la seconda guerra mondiale in cui era un giovane ufficiale, nutriva sentimenti fortemente anti-inglesi.
Come esempio opposto nel medesimo periodo storico (1967) si segnala Giulio Caradonna, all’epoca segretario dell’associazione giovanile RGSL del Movimento Sociale Italiano: come scrive il giornalista Nicola Rao nel suo libro La fiamma e la celtica, offriva “alle autorità israelitiche romane la protezione dei suoi militanti contro eventuali attacchi da parte dell’estrema sinistra”. Inoltre, durante la Guerra del Kippur, il quotidiano Il Secolo d’Italia, organo ufficiale del Movimento Sociale Italiano, si scagliava contro l’equidistanza di Aldo Moro tacciata come “antiisraeliana”.
Dalla svolta di Fiuggi al governo
Nonostante la “svolta di Fiuggi” del 1995, nel corso della quale l’MSI venne sciolto dopo che ne vennero pubblicamente ripudiate le radici fasciste, le contraddizioni non sono cessate. Il partito che gli succedette, Alleanza Nazionale, ha continuato a porsi sia come destra conservatrice (fortemente atlantista e filo-israeliana) sia come “destra sociale” dai toni anti-americani e anti-sionisti.
Un esempio tra tanti è rappresentato da Marcello De Angelis, senatore e deputato prima con Alleanza Nazionale e poi con il Popolo della Libertà, nonché fondatore del gruppo musicale 270bis. Tra la fine del ‘900 e i primi anni del nuovo millennio, cantava parole antisemite: “i nostri figli preferiscono il fucile, l’odio che han sorbito con il latte delle madri ora esplode negli aerei della El Al, troppo ci pesava portare sulla schiena il dominio di una razza di mercanti”.
Come non ricordare anche il 1998, quando, nel corso della seduta parlamentare n. 457 del 17 dicembre 1998 (Informativa urgente del Governo sulla crisi irachena), il deputato Teodoro Buontempo (Alleanza Nazionale) rispolverava una retorica dal retrogusto neofascista: “Agli americani, infatti, fa comodo che si crei incertezza: solo in questo modo possono tenere sotto ricatto tutti i paesi confinanti in nome del dio petrolio, in nome dei guadagni sporchi e di una sporca politica internazionale”.
Una figura di spicco nel MSI che ebbe un ruolo importante nel diffondere, soprattutto in ambito giovanile, tesi anti-israeliane fu Pino Rauti, segretario del partito nei primi anni ’90 e teorico dello “sfondamento a sinistra”. Per farsene un’idea, è sufficiente leggere questo breve estratto di un’intervista, del 2006, che rilasciò a La Stampa: “Il vecchio Pino Rauti ripeteva al telefono che «ufficialmente una critica a Israele ormai è scomparsa anche dentro An, anche se ufficiosamente una vocazione anti-israeliana resiste alla base, o tra i giovani, anche quelli di Azione giovani»; e assicurava che lui resta «della stessa idea di trent’anni fa: finché Israele viola il diritto internazionale, non ci sarà mai pace duratura»”.
Non a caso, il 7 settembre 2017, una delle “allieve politiche” di Pino Rauti, la deputata di Fratelli d’Italia Paola Frassinetti (oggi Sottosegretario al Ministero dell’istruzione e del merito nel Governo Meloni), scriveva sul proprio profilo Facebook: “Come mai Israele fa un raid aereo in Siria proprio ora che l’esercito siriano ha sconfitto l’ISIS a Deir Az Zour?? Che strane coincidenze…”. Sempre sullo stesso profilo, nel medesimo periodo, si leggevano post in supporto a Bashar al-Assad e criticabili considerazioni di geopolitica come quella di far assurgere l’Iran al ruolo di oppositore al “terrorismo islamico”.
Nel 2014, Giorgia Meloni, ora inattaccabile in quanto ad atlantismo e “occidentalismo”, in un suo tweet rispolverava una tendenziosa retorica dal retrogusto anti-israeliano: “Un’altra strage di bambini a #Gaza. Nessuna causa è giusta quando sparge il sangue degli innocenti. #Israele e #Palestina #duepopoliduestati”.
Quindi, non deve sorprendere la scelta di Gioventù Nazionale (il gruppo giovanile di Fratelli d’Italia) di affiggere degli striscioni per onorare il Generale del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche Qasem Soleimani dopo la sua neutralizzazione compiuta, nel mese di gennaio 2020, da un drone statunitense per precisa scelta di Donald Trump.
D’altro canto, non si può invece dimenticare che, con il nuovo esecutivo, l’Italia sia stata (finalmente) tra i pochi Stati, in sede ONU, a opporsi a tesi politiche volte e negare la legittimità del controllo israeliano sulla parte orientale di Gerusalemme.
Altrettanto apprezzabili sono state le parole di Giorgia Meloni prima dell’accensione del secondo lume di Chanukkah. La Presidente del Consiglio ha provato a valorizzare qualche particolarità ebraica evitando di pronunciare concetti banali: “Senza quello che ci definisce e che dà profondità alle nostre esistenze, non possiamo avere né la forza né la consapevolezza né le ragioni giuste per affrontare adeguatamente le sfide…il popolo ebraico l’ha sempre saputo, più di tanti altri e questa è la ragione per cui la sua identità e le sue tradizioni sono ancora così vive ed è stata proprio questa capacità che ha reso il popolo ebraico così resiliente, pur avendo attraversato tante difficoltà atrocità, compresa l’ignominia delle leggi razziali, per quello che ci riguarda questo significa che l’identità non esclude ma è qualcosa che aggiunge, che rafforza tutti…In fondo la parola rispetto deriva dal latino “respicere” che significa guardare in profondità: solamente quando sono consapevole di chi sono, guardo senza paura a quello che ho intorno”.
La cultura
Se, invece, si volge lo sguardo al pantheon intellettuale della destra, cito almeno Marcello Veneziani e Pietrangelo Buttafuoco. Il primo ha definito Israele quale “l’unico paese che ha inserito oggi una clausola razzista nel suo ordinamento costituzionale”. Il secondo, invece, peraltro convertitosi all’Islam, ha all’attivo libri quali Le uova del drago, ambientato durante la Seconda guerra mondiale e che vede una spia nazista “buona” combattere gli americani “cattivi”.
In conclusione, sono convinto che in Fratelli d’Italia convivranno sempre anime contrastanti; starà a noi saper costruire ponti con coloro che si dimostreranno sinceramente vicini ad Am Israel e allo Stato di Israele.
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.