Meyers Leonard: una punizione esemplare

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di Luca Clementi

 

Multa di 50.000 dollari, sospensione per una settimana da tutte le attività della squadra, compreso l’accesso al centro di allenamento, e obbligo di partecipazione ad un programma che promuove la diversità culturale. Questa è la punizione esemplare per Meyers Leonard, giocatore in forza ai Miami Heat, franchigia NBA. Il cestista statunitense si è reso colpevole di un insulto antisemita durante una diretta di Call Of Duty (noto videogioco sparatutto) su Twitch: aveva chiamato un avversario “kike”, termine dispregiativo per definire una persona di religione ebraica.

L’etimologia di questa parola ha due diverse possibili interpretazioni: la prima proviene dall’umorista yiddish Leo Rosten, che data la sua nascita alla fine dell’Ottocento, quando gli immigrati ebrei arrivavano ad Ellis Island, il celebre centro per l’immigrazione situato vicino a New York. Lì venne chiesto loro di compilare un modulo, sul quale avrebbero dovuto scrivere una X. Gli ebrei si rifiutarono, in quanto la lettera poteva in qualche modo essere associata ad una croce, e quindi alla cristianità. Invece della X, utilizzarono allora un cerchio: “cerchio” in yiddish si dice “kikel”. Da qui si arriva a “kike”.

La seconda spiegazione ci viene fornita dall’Oxford English Dictionary: potrebbe trattarsi del termine dispregiativo col quale gli stessi ebrei avrebbero chiamato i correligionari provenienti dall’Europa dell’Est, in particolare dalla Russia. Visto che i cognomi di molti di questi terminavano con “ki”, fu coniato il termine “kike” come sorta di insulto.

Leonard si è affermato totalmente inconsapevole del significato offensivo della parola e delle sue possibili etimologie. Questo non gli ha tuttavia impedito di farsi terra bruciata intorno: una volta uscita la notizia, molti dei suoi sponsor hanno deciso di interrompere immediatamente la collaborazione, mentre l’NBA lo ha inizialmente sospeso a tempo indeterminato. Lo stesso hanno fatto i Miami Heat, il cui presidente, Micky Arison, è ebreo.

Proprio il rischio al quale si sarebbe esposto pronunciando in mondovisione un insulto consapevolmente antisemita ha fatto propendere l’opinione pubblica per l’ignoranza del cestista, che si è peraltro immediatamente scusato. Dello stesso avviso è Julian Edelman, ricevitore dei New England Patriots, squadra di football americano militante nella NFL, il quale ha pubblicato una lettera aperta a Leonard: “Mi è dato di capire che non hai usato quella parola per odio, ma più per ignoranza. Più probabilmente, potremmo dire che non intendevi ferire nessun ebreo col tuo commento. (…) L’odio è come un virus. Anche senza volerlo, può propagarsi rapidamente. Sono spesso a Miami, facciamo una cena Shabbat con alcuni amici, vedrai che ti troverai bene.”

A prescindere della piena consapevolezza o meno dell’insulto, è da apprezzare la veemenza e la tempestività di reazione da parte del mondo dello sport statunitense: tanto i giocatori quanto l’ambiente circostante sono estremamente sensibili al tema, e non viene lasciato in alcun modo spazio a qualunque forma di intolleranza.

Ecco, dunque, la lezione per Meyers Leonard, che salterà il resto della stagione per un infortunio alla spalla e che rischia di non vestire più la maglia dei Heat: il suo contratto sta per scadere, e la franchigia ha la possibilità di effettuare un’estensione contrattuale attraverso una team option di circa 10 milioni di dollari. Alla luce di quanto accaduto, si tratta di un’ipotesi difficilmente percorribile.


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