24 Aprile 202010min

Medz Yeghern: il genocidio degli armeni

megdez

HaTikwa, di David Fiorentini

 

Solamente a partire dal duemila la comunità internazionale ha preso posizione riguardo al Medz Yeghern, il genocidio degli armeni. Una tragedia su cui ancora oggi non c’è molta chiarezza e che per troppo tempo è rimasta nel dimenticatoio d’Europa e del Mondo.

Il popolo armeno ha un’origine millenaria e fu tra i primi ad adottare il cristianesimo come religione di Stato. Proprio la loro affiliazione religiosa, in quella che poi diventerà una regione prevalentemente islamica, sarà un punto di contrasto con le popolazioni vicine, in particolare con gli Ottomani. A seguito della guerra russo-turca del 1878, il decadente impero turco cedette parte del caucaso all’Impero zarista, il quale, per destabilizzare maggiormente il nemico, si proclamò paladino dei diritti dei cristiani armeni. Così, con rinnovate pretese di autodeterminazione, i due milioni di cristiani-ortodossi presenti in Anatolia divennero una presenza molto scomoda per il Sultano Hamid. Il sogno di una nuova patria, indipendente dai turchi e sotto il patrocinio dello Zar, presto mosse alcune rappresaglie, a cui Hamid rispose con grande ferocia, culminando nei cosiddetti Massacri Hamidiani. Ben 250’000 civili furono brutalmente uccisi tra il 1895 e il 1897; un preludio a quello che sarebbe stato vent’anni dopo.

Il contesto si rese ancora più teso con l’ascesa del movimento nazionalista dei Giovani Turchi, che nel 1909 presero de facto il potere, deponendo il Sultano Hamid. L’ideale del panturchismo e della superiorità della Turchia divenne ancor più predominante, tanto che la riorganizzazione dell’Impero sarebbe dovuta necessariamente passare attraverso la purificazione dagli infedeli. Per questo motivo, subito dopo aver preso il potere, i Giovani Turchi diedero nuovamente sfogo a varie persecuzioni anti-armene, che sfociarono nei Massacri della Cilicia, in cui persero la vita dalle 6’000 alle 20’000 persone.

Tuttavia, l’ultimo passo verso il Genocidio degli Armeni fu la presa di potere dell’ala più violenta del movimento turco nel 1913. Con la creazione del cosiddetto Triumvirato, composto dai tre uomini di spicco del partito, Djemal, Enver e Talaat, ebbe origine un vero e proprio piano di pulizia etnica della regione. Successivamente, in ottica della Prima Guerra Mondiale, il processo fu vertiginosamente accelerato, visto che i Turchi, nuovamente di fronte al cristianissimo Impero Russo, videro negli armeni una popolazione fedele al nemico.

Fu quindi il 24 Aprile 1915, che il Medz Yeghern ebbe inizio. Nella notte, tutta l’elite intellettuale armena di Costantinopoli fu arrestata e presto anche le truppe armene furono disarmate e confinate ai lavori forzati. Con le menti più brillanti e le armate più valorose fuori dalla scena, il Triumvirato, con l’ausilio di consiglieri tedeschi, potè avviare incontrastato la deportazione sistematica di tutta la popolazione armena verso il Deserto Siriano.

Ebbero così inizio le Marce della Morte: interminabili cammini con lo scopo non solo di rilocare un popolo indesiderato, ma di ridurlo allo stremo. Le terre vennero confiscate, i beni requisiti e in poco tempo il Mondo assistette alla straziante fine di 1’500’000 persone. I pochi sopravvissuti furono smistati in una rete di 25 campi di concentramento, che facevano capo al campo di Deir El Zor, dove oltre 150’000 persone furono brutalmente uccise, in condizioni che per molti furono le prove generali della Shoah.

La tregua arrivò a opera quasi completa: ben tre quarti della popolazione armena era già stata sterminata quando i russi firmarono l’Armistizio di Erzincan nel Dicembre del 1917.

Curiosa è la posizione della città di Erzincan, infatti, nonostante si trovi nel cuore dell’Anatolia, corrisponde proprio al confine occidentale dell’ideale territorio rivendicato dagli Armeni, che per questo poterono nuovamente sognare di costituire il loro tanto agognato Stato. D’altro canto, nel 1918, a seguito della ricontrattazione dei territori nel trattato di Brest-Litovsk, i turchi ripresero le ostilità nel Caucaso, riconquistando numerosi territori persi e fugando le pretese avanzate dalle potenze vincitrici della Grande Guerra nel Trattato di Sèvres del 1920. Il conflitto terminò solamente nel 1923, quando, con il Trattato di Losanna, la Turchia ottenne pressoché i confini odierni, eliminando le pretese territoriali dei Kurdi, ma concedendo finalmente la costituzione di uno Stato Armeno, la Repubblica Socialista Sovietica Armena.

Il Genocidio degli Armeni è rimasto per lungo tempo all’oscuro della comunità internazionale. Dopo che i Turchi cercarono di insabbiare le prove, il basso profilo della tragedia fu mantenuto anche durante la Guerra Fredda, in cui la necessità di un alleato così prossimo all’Unione Sovietica sormontò l’obbligo morale rispetto a tale tragedia. Fu solo con l’avvento del nuovo millennio che le nazioni occidentali cominciarono a riconoscere l’accaduto come il Primo Genocidio del Novecento. L’Italia provvedette al riconoscimento nel 2000, la Francia nel 2001, mentre gli Stati Uniti hanno completato la procedura solamente sotto l’amministrazione Trump nel 2019.

Particolare è il caso di Israele, che come l’Armenia ha sofferto la decimazione del proprio popolo, ma non ha ancora riconosciuto il Medz Yeghern come genocidio. Nonostante venga compresa la veridicità storica dell’accaduto, per Israele è sempre stata una questione spinosa. Nei primi decenni di vita dello Stato Ebraico, l’unico Paese islamico con cui aveva relazioni diplomatiche era proprio la negazionista Turchia, che godeva anche del supporto del grande alleato a stelle e strisce. Quindi, per quanto nobile e doveroso sia il gesto, la sicurezza di uno Stato fragile e appena nato ha avuto la precedenza.

D’altro canto, negli ultimi anni, le carte sono cambiate: Israele oggi ha ottime relazioni con i vicini Egitto e Giordania e senza dubbio si trova in una condizione molto più stabile che settanta anni fa. Inoltre, con l’avvento di Erdogan e la nuova ondata islamica, le relazioni tra Israele e Turchia hanno raggiunto minimi storici. Allora perché non riconoscere il genocidio? La risposta si cela in una nuova alleanza che Israele ha intrapreso con un altro Paese islamico, l’Azerbaijan. La relazione con il paese caucasico, che negli anni ‘90 è stato in guerra con la confinante Armenia, inizialmente fu tenuta strettamente confidenziale, finchè nel 2016, il Presidente Azero Ilham Aliyev ha rivelato il segreto, annunciando l’acquisto di armi israeliane per il valore di ben 5 miliardi di dollari. Inoltre, è ormai noto come Baku, non solo venda petrolio a Israele, che ovviamente non può affidarsi alle risorse petrolifere arabe, ma permetta alle agenzie di intelligence israeliane di utilizzare il suolo azero come base di lancio per operazioni in Iran.[1] Per di più, l’Azerbaijan ha anche un ruolo strategico in ottica delle forniture di gas naturale; infatti il gasdotto TAP, che rifornisce l’Europa di gas azero, è un progetto mirato a destabilizzare il monopolio russo-turco, proprio come il gasdotto israeliano EastMed.

Di fronte a uno scenario geopolitico così complesso è stato molto difficile aprire questa discussione, ma la commemorazione del Centenario del Genocidio degli Armeni, ha smosso l’opinione pubblica anche in Israele, la quale sembra essersi indignata per la mancanza di questo dovuto riconoscimento storico. Dal leader di sinistra Yair Lapid allo speaker della Knesset, nonché fedelissimo di Netanyahu, Yuli Edelstein, fino al Presidente della Repubblica Reuven Rivlin, tutti si sono espressi a favore di questo procedimento.[2] Per giunta, nella primavera del 2019, si sarebbe dovuta tenere finalmente una seduta parlamentare in merito, ma purtroppo, a causa della concomitanza con le elezioni turche, visto che una decisione favorevole della Knesset avrebbe potuto rafforzare la campagna di Erdogan, il procedimento è stato rinviato. Disgraziatamente, nei mesi successivi, la questione è passata ulteriormente in secondo piano, per via della crisi di governo prima e dell’emergenza coronavirus poi. Ciononostante, ci auspichiamo che una volta restaurata la normalità e la stabilità, anche Israele potrà finalmente rendere onore e giustizia al primo grande crimine del Novecento, su cui per troppo tempo si è taciuto.

[1]https://foreignpolicy.com/2019/04/24/israels-refusal-to-recognize-the-armenian-genocide-is-shameful-and-immoral-netanyahu-turkey-azerbaijan-yad-vashem-tsitsernakaberd/

[2]https://www.timesofisrael.com/israeli-politicians-call-for-recognition-of-armenian-genocide-after-us-vote/


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