Ma non ci dovremmo sentire in colpa?
HaTikwà (D.) – Non dovremmo sentirci in colpa? Io mi sento in colpa e mi vergogno, e voi? Lo scrivo, lo dico sottovoce, ma non riesco a gridarlo quanto dovrei. L’indifferenza, che da sempre si diffonde come un’infezione virale, ha colpito anche me: sono stato contagiato. Ho sempre creduto che noi fossimo vaccinati contro l’indifferenza, perché l’abbiamo provata sulla nostra pelle. Bene, nel mio caso non è così. “L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. L’indifferenza è il peso morto della storia”, diceva Gramsci. Chiamatemi abulico, parassita, vigliacco e peso morto, perché lo sono, ma vorrei non esserlo. Scrivere questo articolo, forse, mi farà fare un passo in avanti, ma non ne sono sicuro. Inizio spiegando il motivo per cui mi ci sento.
Mi ci sento perché non sto facendo nulla per evitare ciò che vedo. Mi ci sento perché troppe persone stanno morendo in mezzo al mare alla ricerca di una speranza; perché i cristiani stanno cadendo come birilli in Africa travolti dalla palla da bowling targata Boko Haram; perché c’è un razzismo, nemmeno più tanto latente, che sta tornando in voga nel mio Paese; perché nelle curve degli stadi ancora ci sono svastiche e cantano slogan antisemiti; mi ci sento perché nel mio Paese c’è chi cita i Savi di Sion e ancora siede al Senato; mi ci sento perché non faccio niente. Ma io che posso fare? Dentro di me dico molte cose, ma in realtà non ne faccio nemmeno una. Forse sono un debole, forse non ho gli attributi che servirebbero per trascinare persone davanti al Parlamento, all’Ambasciata, alla Figc o al Senato, ma seguirei chiunque in uno di questi posti.
Faccio parte di una generazione, fino ad oggi, priva di leader carismatici. Gli ultimi, veri, sono ormai considerati parte della vecchia guardia. Perché non ci insegnate come si fa? Perché invece di prenderci per mano e portarci verso un futuro di proteste legittime e manifestazioni di dissenso, ci lasciate in balìa di noi stessi? Perché invece di crogiolarvi dentro i vostri meriti passati, non tramandate le vostre conoscenze, i vostri metodi a chi ha voglia di imparare? Ne abbiamo bisogno per difenderci e per proteggere chi non è in grado di farlo. Ne abbiamo bisogno perché facciamo parte di una generazione che dà più peso ad un post su Facebook o su Twitter rispetto che ad una manifestazione. Siamo la Generazione Z, quelli nati e cresciuti già, e solamente, con l’esistenza di internet. Il nostro silenzio, la nostra apatia, la vigliaccheria che ci contraddistingue verso ciò che accade all’esterno dove ci porterà? E’ indifferente anche per voi?
L’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) è un’organizzazione ebraica italiana. Essa rappresenta tutti gli ebrei italiani di età compresa tra i 18 e i 35 anni. L’organo ufficiale di stampa UGEI è HaTikwa: un giornale aperto al confronto di idee.