L’UGEI a Dresda: JEWrovision e Taglit europeo

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Immaginatevi milletrecento ragazzi, truccati, vestiti di scena e pronti a esibirsi. È quanto succede ogni anno in occasione del ‘JEWrovision’, lo spettacolo che i giovani ebrei tedeschi aspettano per mesi, e per cui si preparano ed esercitano con meticoloso impegno. Quattro ore stile Eurovision, canzoni dei Daft Punk, Lady Gaga e chi più ne ha più ne metta: i testi? Modificati, perché si riferiscano alla vita e alla tradizione ebraica. La competizione arriva a conclusione di un intero weekend passato assieme: cori, balletti, tutto a squarciagola. E l’UGEI si è trovata proprio là, circondata da ebraismo, cultura, ed entusiasmo.

Il tutto si è svolto a Dresda, città che poco più di settanta anni fa fu rasa completamente al suolo, che ha appunto ospitato dal 9 all’11 febbraio questo show un po’ assurdo e un po’ (anzi, tanto) divertente. Ma noi non eravamo lì per esibirci, bensì per partecipare alla prima edizione dell’Union Accelerator Programme, organizzato da EUJS (European Union of Jewish Students): un seminario ideato per promuovere il dialogo e la collaborazione tra le unioni giovanili ebraiche europee. Con noi c’erano Austria (JöH), i padroni di casa Germania (JSUD), Inghilterra e Irlanda (UJS) e Belgio (UEJB). Tre giorni per conoscerci meglio e stendere le basi per sostenerci di più nei prossimi eventi. Molte cose ci accomunano, e in altrettanti aspetti ci differenziamo enormemente. In termini di numeri, noi italiani siamo più simili agli austriaci, mentre gli inglesi sono talmente tanti che hanno uno staff di 15 persone pagate full-time. C’è chi è bravissimo a raccogliere fondi, chi ha sempre più di 100 persone ai propri shabbatonim, chi invece avrebbe bisogno di più sponsor, e chi di più partecipazione.

In rappresentanza delle oltre trenta unioni d’Europa (siamo in tutto 35), l’EUJS ci ha convocato in quanto parte delle organizzazioni più solide e ben organizzate. Il loro obiettivo, per i prossimi due anni, è di dare, grazie al nostro esempio, appoggio anche alle unioni che faticano ad andare avanti. Da parte dei presenti è emersa una forte responsività al problema, e un forte desiderio di essere vicino a chi sta vivendo situazioni difficili, vedi per esempio la situazione in Polonia. Ma soprattutto, ciò che emerso è la volontà di far riscoprire l’ebraismo europeo e più di ogni altra cosa di promuoverlo; un’esigenza di dare più peso alla diaspora, a chi vuole crescere i figli in Europa e creare legami ebraici nella propria città natale. Insomma, dare un’opportunità a chi non necessariamente vuole fare l’Aliyah.

Le sessioni, un lungo e proficuo processo di design thinking, sono culminate con tre progetti, che ci vedono tutti protagonisti e che l’EUJS cercherà di implementare: una app di mappatura di tutte le Union europee e dei relativi eventi possibili a cui poter partecipare; un ‘taglit’ europeo, per esplorare le varie comunità ebraiche e promuovere uno scambio tra connazionali europei; e un programma di alumni articolato e strutturato soprattutto per le attività di raccolta fondi.

E da parte nostra? Cosa abbiamo portato concretamente con noi spendibile nel breve periodo come UGEI?
Tranquilli, non abbiamo perso tempo.
Il tutto è riassumibile in due parole: Lag Baomer.
Stay tuned.

Alissa Pavia e Carlotta Michaela Jarach


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L’Unione Giovani Ebrei d’Italia coordina ed unisce le associazioni giovanili ebraiche ed i giovani ebrei che ad essa aderiscono.


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