Lotta alle fake news – Intervista a David Parenzo
di Redazione
Le fake news sono uno dei tanti strumenti che vengono utilizzati nelle cosiddette guerre ibride o non lineari. Se da una parte si combatte sul campo di battaglia, dall’altra si aziona una vera e propria macchina che lavora sottotraccia per diffondere propaganda e disinformazione, al fine di disorientare l’opinione pubblica. Lo abbiamo visto prima con l’invasione russa dell’Ucraina e ora nella guerra che infiamma il Medio Oriente. Dopo i massacri compiuti il 7 ottobre da parte di Hamas e il conseguente scoppio della guerra, hanno cominciato a rifiorire le peggiori menzogne per delegittimare lo Stato di Israele. Quanto è grande la minaccia delle fake news? Lo abbiamo chiesto a David Parenzo, giornalista professionista e conduttore radiotelevisivo.
Dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, così come durante la Guerra in Ucraina, si è manifestato un serio problema di disinformazione. Quanto è grave?
È enorme e ne vedremo le conseguenze. Le fake news inquinano il dibattito pubblico, incidono sulla nostra vita e nella formazione del processo democratico, con il rischio di conseguenze estreme. In quanto ebrei lo percepiamo particolarmente, perché ci tocca dal vivo e conosciamo gli effetti devastanti che possono provocare, ma il tema non riguarda solo Israele. Basti pensare a quanto accaduto attorno al Covid e i danni che il dibattito antiscientifico ha provocato nella società, finanche a mettere in discussione gli scienziati e i vaccini. C’è poi un sottile filo che collega i no-vax di ieri ai pro-Putin e pro-Hamas di oggi. Il fatto che gli ammiratori dello Zar siano anche sostenitori del terrorismo palestinese fa luce sul fatto che in Occidente ci siano degli ultras che tifano a prescindere per le autocrazie contro le democrazie.
Soffermandoci su Israele, molti media e giornalisti prendono per vere a priori le dichiarazioni di Hamas, mentre quelle di Israele vengono sempre messe in dubbio. Perché questa malafede?
È inspiegabile il comportamento di una parte della stampa in Occidente, compresa quella italiana, che considera Hamas un interlocutore attendibile. Le sue dichiarazioni dovrebbero essere pesate come quelle di Putin, in quanto propaganda. Nell’odierna narrativa è ancora presente la vecchia immagine del popolo palestinese che lotta per la propria indipendenza, dimenticando che lo faccia con metodi terroristici. Anche negli anni Ottanta, la Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) era un movimento terroristico, finanziato e armato dai russi durante la Guerra Fredda. L’immagine che si aveva in Italia, anche durante l’Intifada, era di persone che lanciavano sassi contro i carri armati, quando in realtà programmavano e compivano attentati terroristici in tutto il mondo. Ce lo ricorda l’attentato palestinese alla Sinagoga di Roma, il 9 ottobre 1982, che provocò numerosi feriti e l’uccisione del piccolo Stefano Gaj Taché, di soli due anni.
Questa propaganda sta influenzando la stabilità del Medio Oriente?
Vengono spesso citati l’ONU e le sue risoluzioni contro Israele, ma mai il fatto che proprio la nascita d’Israele sia stata resa possibile con il beneplacito delle Nazioni Unite. Mentre gli ebrei accettarono la proposta, gli arabi la rifiutarono e dichiararono guerra a Israele, uscendone sconfitti. Nel frattempo, il Medio Oriente è mutato. Israele, grazie agli Accordi di Abramo, ha instaurato una pace duratura con alcuni degli Stati arabi. Paesi che prima erano ostili a Israele e che oggi concorrono attivamente per garantire la stabilità nella regione, che nonostante l’aspro conflitto non è esplosa. Tutti questi Paesi hanno interesse ad eliminare Hamas, ma lasciano fare il lavoro sporco allo Stato ebraico. Basti pensare che Egitto e Giordania hanno mantenuto aperte le ambasciate israeliane.
Come si può fare un’informazione corretta e rispondere a chi fa solo propaganda?
Bisogna studiare ed essere preparati per confutare le fonti che propongono una narrativa distorta della realtà. È importante intervenire su tutti i social, anche in modo preciso, controllando sempre le fonti e citando le dichiarazioni giuste.
Qualcuno vuole far credere che lo Stato ebraico oggi sia diviso, ma in realtà è più unito che mai.
Non viene quasi mai ricordato come in Israele il Gabinetto di guerra del Governo abbia incluso anche Benny Gantz, un importante leader dell’opposizione che fino al 7 ottobre si opponeva alla leadership del Premier Benjamin Netanyahu. Il 90% della popolazione israeliana, da destra a sinistra, sostiene il governo di unità nazionale nell’offensiva contro Hamas. Se i pacifisti italiani non si domandano perché persone storicamente di sinistra oggi sostengano l’intervento militare contro il terrorismo e la liberazione degli ostaggi, non capiranno davvero a fondo quanto sta accadendo.
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