L’Italia populista e la voce degli ebrei

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Il 1° giugno 2018, dopo ben ottantotto giorni dalle elezioni politiche, si è insediato il governo Conte, guidato dall’omonimo giurista e docente universitario, con una composizione politica di Lega Nord e Movimento 5 Stelle, i due partiti rispettivamente di destra radicale euroscettica e di stampo populista, entrambi con una modalità di agire molto simile a quella del fascismo. Infatti i due partiti si pongono come rappresentanti dell’intero popolo e della sua volontà e sovranità (dimenticandosi che il popolo esercita la sovranità nei limiti della stessa Costituzione); sono la voce di tutta l’ignoranza, il razzismo e il qualunquismo imperante nel Belpaese e ampliato a macchia d’olio grazie a Facebook; provocavano il governo con modalità aggressive quando erano all’opposizione, e soprattutto ritengono democrazia e volontà popolare le proprie idee mentre sono  “cose da pdioti” quelle affermate da chiunque non la pensi come loro. Rassicurante come quadro, no?

Ma andiamo nel dettaglio a vedere chi è che compone questo esecutivo: abbiamo innanzitutto un Primo Ministro che non ricorda (o finge di non ricordare) il nome di Piersanti Mattarella, fratello del Capo dello Stato, ucciso dalla mafia nel 1980, e definito semplicemente un “congiunto”; un Ministro della Salute che, pur essendo medico legale, nega l’importanza dei vaccini obbligatori, sostenendo che essi debbano diventarlo solo a epidemia in corso (che sarebbe come dire mettersi un giubbotto antiproiettile solo dopo aver ricevuto lo sparo), e in questo modo dà voce e ossigeno a tutto il movimento no-vax che nega il valore della medicina e delle scoperte costate decenni di lavoro e di ricerche, anche per mezzo di insulti, un po’ come faceva la massa della popolazione ai tempi dei Promessi Sposi (la credenza degli untori); un Ministro per la Famiglia con idee retrograde e medievali, omofobo, sostenitore dell’esclusività della “famiglia tradizionale” e contrario all’aborto (che è invece un diritto fondamentale che va garantito a ogni donna). Merita però una menzione speciale il Ministro dell’Interno, che è la personificazione della disumanità: si comporta ancora come se fosse in campagna elettorale, aizza le masse a odiare il diverso, crea un caso diplomatico con la Tunisia, si rifiuta (in nome del pugno duro) di far attraccare ai porti italiani un barcone che rischia di rovesciarsi (con la massa di persone su Facebook a inneggiare alla morte dei migranti in pericolo di vita), si complimenta esplicitamente per l’uccisione di un ragazzo da parte delle forze di  polizia. E soprattutto (cosa più preoccupante in assoluto) fomenta lo squadrismo, crea in versione moderna e digitale il vecchio concetto delle liste di proscrizione di epoca romana, di Marco Antonio e Cesare. Sei nelle liste di proscrizione? Chiunque ti può uccidere e il suo atto resterà impunito. Vittima illustre delle liste di proscrizione fu l’oratore Cicerone. Siamo allo stesso livello oggi, potremmo chiamarle liste di proscrizione 2.0: se domani, dopodomani o fra un anno un rom, un nero o comunque un individuo “diverso” dovesse essere ucciso, non ci sarebbe da stupirsi se il nostro Ministro dell’Interno non condannasse l’omicidio, cosicché le masse siano sempre più legittimate a odiare. Pensiamo un momento a ottant’anni fa: lo stesso odio gratuito e di massa si riversava verso il popolo ebraico, e portò in Italia e in Germania alle leggi razziste, portò alla Notte dei Cristalli, portò alla Shoah. Peraltro, a proposito di ebrei, il primo e supremo leader del Movimento 5 Stelle è un individuo che a più riprese ha mostrato una preoccupante avversione all’ebraismo (per citare alcuni esempi: la sua banalizzazione del Giorno della Memoria e del suo significato oppure la sua autodefinizione di individuo “oltre Hitler”).

I due partiti che sono rappresentati nell’esecutivo non hanno nemmeno applaudito l’intervento, a mio dire eloquente e ineccepibile, della senatrice Liliana Segre, che in nome della barbarie nazista che ha vissuto in prima persona, ha dichiarato la sua più ferma opposizione a qualunque legge contro i rom e le minoranze in generale, attirandosi per altro gli insulti di un buon numero di commentatori seriali di Facebook che le hanno augurato di essere derubata da uno zingaro, affermando che è certamente peggio che vivere in un campo di concentramento. Ma su questo punto è meglio sorvolare e fingere di non aver letto, tenendo solo a mente che questi commentatori seriali sono in mezzo a noi e potremmo incontrarli per strada.

Piuttosto, prendendo spunto dall’intervento della stessa Liliana Segre, voglio lanciare il mio appello: qualunque ebreo che nel segreto dell’urna ha messo la propria croce sul simbolo della Lega (o peggio sul simbolo dei 5 Stelle), oggi deve mettere una mano sulla propria coscienza. Magari il voto alla Lega è andato in nome della (presunta?) amicizia del suo leader nei confronti dello Stato di Israele (da più parti ho visto su Facebook pagine simpatizzanti per Israele inneggiare all’attuale Ministro dell’Interno), ma il risultato di oggi è un governo che si avvicina molto allo squadrismo, un governo che non si farà scrupoli a isolare le minoranze e a far vivere loro quello che i nostri fratelli correligionari hanno vissuto ottant’anni fa quando, in fuga dalla persecuzione, si sono visti respinti alle frontiere. Non fa nemmeno onore a Israele avere come (sedicente) amico un individuo di valori umani così infimi e meschini.

Noi come ebrei siamo appena venticinquemila in tutta Italia, più o meno lo stesso numero di abitanti che ha Isernia, in Molise. Ma siamo pur sempre una minoranza estremamente integrata e “rumorosa”, e abbiamo il compito di opporci categoricamente a qualunque iniziativa di stampo razzista di questo governo, e far sentire la nostra voce ogni qualvolta ciò dovesse accadere. Chi dimentica è complice, chi dà loro il voto è complice di questa macchina, è un franco tiratore.

Oggi sono i rom, i musulmani e i migranti africani, ma domani potremmo essere nuovamente noi. Non servono proclami come “passaporto pronto” o simili. Serve piuttosto prestare costante attenzione, e magari avere pronto il microfono, prima del passaporto. Israele è certamente un punto fermo e fondamentale per la nostra vita di ebrei, ma non può e non deve essere l’unica ragione delle nostre scelte politiche in Italia e in Europa. Chi sceglie di continuare a vivere in Europa, deve lavorare nell’interesse primario di questa bellissima e fondamentale realtà: un’Europa che sia sicura, accogliente e che sappia sempre garantirci i valori e i diritti per la cui conquista le passate generazioni hanno dovuto lottare duramente. E questo significa combattere a ogni costo il razzismo, il nazionalismo e la xenofobia, anche laddove i partiti portatori di tali valori si dichiarassero amici e sostenitori dello Stato di Israele.

Simone Bedarida


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