13 Aprile 20204min

Come l’Ospedale Israelitico sta affrontando il Covid-19?

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HaTikwa, di Redazione

Il Covid-19 sta mettendo a dura prova gli ospedali italiani. La mancanza delle apparecchiature adatte che tardano ad arrivare, i dipartimenti di rianimazione che non possono più accogliere pazienti, lo staff ospedaliero che lavora senza sosta. In un’intervista che Giovanni Naccarato, Direttore Generale dell’Ospedale Israelitico di Roma, ha concesso a Shalom.it, ha spiegato che la prima fase di lavoro ha visto l’Ospedale Israelitico adottare, nel tempo più breve possibile e con la massima operatività, tutte le prescrizioni ricevute dal Governo, dal Ministero, dalla Regione, dalle ASL, che sono, in ordine di importanza, coloro che dettano le linee guida in ambito sanitario.

“Nella prima fase tutto ciò che abbiamo dovuto fare è stato adempiere immediatamente, e talvolta anche anticipare, talune disposizioni”, ha spiegato il Dottor Naccarato. “Faccio riferimento ad esempio all’attività privata e pubblica che inizialmente era consentita per i soli casi definiti urgenti. Noi siamo stati sin da subito assai restrittivi nella definizione di urgenza e quindi abbiamo tagliato sin da subito l’attività del 90%. Dopodiché quello che abbiamo dovuto fare è stato certamente rendere disponibili in tempi brucianti tutti i DPI (Dispositivi di protezione individuale) dalle più semplici mascherine, alle tute, ai caschi, agli occhiali, ai calzari e quant’altro, rendendo disponibile un’ampia quantità che poi è stata via via incrementata, un po’ per il ruolo che abbiamo assunto successivamente e un po’ per la vicinanza che abbiamo avuto da parte di taluni soggetti, che hanno aiutato e stanno aiutando l’Ospedale con una serie di donazioni.”

Nella sua seconda fase di lavoro, l’Ospedale si è reso disponibile ad affiancare lo Spallanzani, in una prima fase accogliendo tutti quei pazienti dello Spallanzani che soffrivano e soffrono di patologie diverse dal COVID, così rendendo disponibili la maggior parte dei posti letto dello Spallanzani per essere dedicati ai soli positivi di COVID. “Devo dire che questa attività è stata svolta con grandissima capacità di attenzione dalla nostra Direzione Sanitaria e da tutto lo staff medico, del che ci è stato richiesto dall’Assessorato alla Sanità regionale, eventuale disponibilità a poter dedicare taluni posti letto a soggetti positivi al COVID”, racconta il Direttore Generale dell’Israelitico a Shalom. “Abbiamo dato un’iniziale disponibilità, dopodiché siamo stati contattati ulteriormente e ci è stato richiesto di fare uno sforzo e di cercare, ove possibile, di mettere a disposizione quanti più posti letto. Pertanto, trattandosi di un impegno morale e sociale, e contenti di poter dare sul campo un aiuto ai cittadini del nostro territorio, abbiamo deciso di sviluppare, in termini brucianti, il progetto di riassetto dell’Ospedale. L’Ospedale ha dedicato il secondo e il terzo piano, ha creato ex novo un reparto COVID, lavorando giorno e notte, perché sono state necessarie delle opere infrastrutturali, abbiamo dovuto dotarci di talune attrezzature, del che ad oggi abbiamo due piani che sono dedicati esclusivamente ai pazienti COVID. Sono due piani assolutamente autonomi in termini di percorsi d’arresto dell’ospedale, per cui non abbiamo nessun pericolo di eventuali contaminazioni tra un piano e l’altro.”

Ad oggi quindi, l’Ospedale Israelitico si può affermare come seconda o terza struttura a Roma per capacità di intervento in termini di tempistiche e anche di quantità di pazienti ricoverati. Ad oggi ci sono circa 44 pazienti positivi. Venerdì invece hanno dimesso il primo paziente risultato negativo al secondo tampone, e quindi ufficialmente guarito, e stanno proseguendo con questa attività.

 


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