L’insegnamento pedagogico di Itzhak
di Manuel Moscato
Nella Parashà che leggeremo questo Shabbat abbiamo la presentazione di Yakov e suo fratello Esev. Erano due fratelli diversi fin da quando erano nel grembo materno, tanto che la Torah ci dice che i feti si urtavano nella pancia di Rivka. Il Midrash si racconta che ogni volta che Rivka passava davanti a un Beth HaKnesset (tempio) o un Beth Midrash (casa di studio), Yakov urtava suo fratello Esav per uscire dalla pancia ed entrare in questo luogo, mentre quando Rivka passava davanti a un luogo in cui si faceva havodà zara (idolatria) era Esav che urtava Yakov per uscire dalla pancia ed entrare in quel luogo.
La Torah ci dice che i due fratelli erano diversi anche nell’aspetto: Esav era rosso e peloso, mentre Yakov era un neonato normale.
Leggendo i versi seguenti della Torah, si legge che Esav era un cacciatore, mentre Yakov era un uomo pacifico. Nel capitolo 25 verso 28 è scritto: “E Itzhak amò Esev perché era un uomo di caccia come lui e Rivka amava Yakov”. Leggendo attentamente il verso in ebraico, il verbo amare è scritto al passato per Esav, e al presente per Yakov. Forse perché Itzhak voleva più bene a Esav e meno a Yakov? Esev, essendo il primogenito, lo amava di più? No. Da qui impariamo l’educazione dei figli.
Se un figlio si allontana dalle regole della Torah, ad esempio non rispettando più lo Shabbat, o non rispetta più la kasherut, non porta più la kippah in testa, ecc… il padre si pone un dilemma su come fare con suo figlio, e da qui possiamo imparare due modi di educare i figli: ci si arrabbia con il figlio e lo si manda via da casa? Oppure, come pensano tutti i nostri Maestri, il padre lo deve abbracciare, e continuare ad amarlo? Sì, questa è la soluzione giusta, perché poi il figlio, vedendo l’amore e l’affetto che riceve da suo padre, ritornerà piano piano sulla retta via.
Infatti, nella Parashà leggiamo l’inganno che compie Yakov mascherandosi da suo fratello Esav per ricevere la Berachà da suo padre. Quando lo viene a sapere, Esav si arrabbia molto, e il Midrash dice che cominciò a comportarsi male. Quindi Itzhak, con parole piene di amore e di affetto verso suo figlio Esav, dà anche a lui una Berachà e insieme riconciliano il loro legame. Per questo il verbo del verso di Esav è scritto al passato, perché Itzhak già sapeva che Esav si sarebbe infuriato, ma grazie all’amore e l’affetto che gli dà suo padre, si sarebbe tranquillizzato.
Da questa storia impariamo che i genitori devono sempre educare i propri figli nella strada della Torah e il Derech Erez verso il prossimo, e se ח”ו i figli deviano dall’ insegnamento, i genitori non si devono arrabbiare ma abbracciarli, coccolarli e amarli. Alla fine i figli torneranno da soli sulla retta via, grazie alle parole dei loro genitori.
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