L’incredibile scoperta de ‘’Il Riformista’’: l’Italia è stata base finanziaria dei terroristi palestinesi

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Si è spesso sostenuto che il lodo stipulato dall’Olp con lo Stato italiano negli anni ‘70 sia nato semplicemente per evitare attentati sul suolo del Belpaese in cambio di scarcerazioni facili e permesso di trasportare armi. Dall’articolo pubblicato da ‘’Il Riformista’’ emerge ben altra storia. L’accordo si è ampliato fino a far diventare l’Italia non solo un territorio di libero transito, ma una base logistica a tutti gli effetti.

Dal documento presentato, datato 2 ottobre 1972 e prodotto dall’Ufficio Affari Riservati, emerge infatti la rete di finanziamenti ivi costruita dall’organizzazione palestinese.

Il quadro si amplia quindi, rispetto a quanto presentato dallo stesso giornale il 9 dicembre scorso, quando è stato pubblicato il contenuto di una serie di documenti che provavano la consapevolezza dello Stato italiano rispetto all’intenzione palestinese di attentare alla Sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982. Secondo l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, si trattava di una clausola nell’accordo che prevedeva, sì, l’immunità di obiettivi italiani da attentati terroristici, ma non se questi collaborassero con il Sionismo e lo Stato d’Israele.

Come detto, non si trattava ‘’solamente’’ di questo. Stando al documento, i servizi segreti americani e inglesi ritenevano l’Italia una vera e propria base di riferimento per l’Olp, una delle principali in Europa occidentale. Il denaro che veniva lì depositato serviva per gli attentati e trovandosi già in loco non dava adito a pericolosi trasferimenti di valuta, che avrebbero potuto mettere in allarme le forze dell’ordine.

Il braccio dell’organizzazione in tal senso era il Rasd, nato come organo informativo di Al Fatah.

Il suo ruolo, tuttavia, cambiò nel periodo della guerra del 1967. Dai paesi arabi arrivavano denaro ed armi, che era necessario investire. Proprio il Rasd fu utilizzato come longa manus. L’organizzazione, con a capo Alì Hasan Salamah (mente dell’attentato di Monaco ’72), aveva la sua direzione centrale a Beirut e il suo centro logistico per la progettazione delle operazioni nel campo di Sabra, zona di profughi palestinesi.

Le somme da portare in Europa, derivanti secondo i servizi segreti inglesi dal traffico di droga, ammontavano a 100 milioni di dollari. Queste venivano raccolte e trasferite in banche italiane, tedesche e svizzere per mezzo di una fitta rete di agenti, tra i quali le polizie europee hanno identificato esponenti, più o meno in vista, dei vari movimenti di Sinistra dell’Europa Occidentale. L’attività veniva agevolata da alcuni governi arabi, che concedevano a questi passaporti diplomatici.

In Medio Oriente si contavano 8 agenti sparsi tra il Kuwait, la Giordania, la Siria, l’Egitto, la Turchia e Gaza. In Europa si radicò nel Regno Unito con 10 agenti, in Germania dove erano presenti anche nomi tedeschi con 5 agenti, in Olanda con 1 solo agente olandese, in Italia con 3 agenti di cui due italiani, in Austria anche 1 solo agente e infine in Francia con 4 agenti di cui 1 francese.

Il Rasd ha così curato le operazioni internazionali di Al Fatah, intenzionata a mantenere un’immagine moderata. Lo stesso ‘’Settembre Nero’’ è descritto nei documenti come un gruppo di copertura del Rasd, che provvedeva a fornire nascondigli sicuri, armi e vie di fuga in cambio di addestramento e altre armi. Di questi traffici beneficiarono anche gruppi sovversivi di Sinistra europei, che collaboravano con i palestinesi.


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