“Like Orpheus”, il dialogo interreligioso in salsa metal

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HaTikvà (N.Greppi) – È all’8 dicembre 2017 che risale l’uscita su Youtube di quello che probabilmente è uno dei più bei videoclip della musica israeliana degli ultimi anni: Like Orpheus è un singolo del gruppo metal degli Orphaned Land (realizzato assieme a Hansi Kursch, frontman del gruppo tedesco dei Blind Guardian). Nel video, si vedono due giovani, una musulmana e un ebreo ortodosso, i quali conducono una doppia vita: quando sono soli nelle proprie stanze, al riparo da sguardi indiscreti, si mettono ad ascoltare quella musica metal che nelle loro comunità non viene ben vista. Nel corso del video, i due attendono che le famiglie siano andate a dormire per cambiarsi completamente i vestiti e uscire di casa di nascosto, diretti verso lo stesso concerto metal. Qui, immersi nella folla, si sentono liberi di dare sfogo al loro vero Io. Il video finisce la mattina dopo, quando i due giovani sono alla stessa fermata dell’autobus, lei con il velo e lui con le payot, ignari di essersi incrociati la sera prima. Questo singolo si incastra perfettamente con il percorso musicale degli Orphaned Land: questo gruppo, formatosi a Petah Tiqwa nel 1991, è noto per il suo stile soprannominato “Oriental metal”, in quanto ibrida i suoni tipici del metal con le musiche popolari degli ebrei mizrahìm. Da anni il gruppo è molto impegnato nel promuovere attraverso le sue canzoni la pace tra i popoli e le religioni, tanto che si sono più volte esibiti assieme a band arabe: nel 2013, ad esempio, hanno compiuto un tour in giro per l’Europa con i Khalas, gruppo metal palestinese di Acri. Mentre nel dicembre 2011, si sono esibiti tra gli altri con il gruppo tunisino dei Myrath, che in un’intervista al mensile italiano Metal Maniac espressero la propria soddisfazione al riguardo.

Il loro desiderio di dialogo tra le fedi appare evidente in una scena del videoclip: prima di dirigersi al concerto, i due ragazzi baciano lui i tefillin e lei il Corano, a simboleggiare il fatto che il loro atteggiamento trasgressivo non è una mancanza di rispetto verso la religione, ma solo una ribellione verso delle comunità chiuse dove non riescono a essere sé stessi.

Il loro impegno gli è valso anche un altro grande risultato: infatti, essi oggi hanno un discreto seguito anche nei paesi arabi, nonostante le censure in vigore sulla cultura israeliana. In un’intervista al Corriere della Sera in occasione del tour con i Khalas, il frontman del gruppo Kobi Farhi affermò riguardo ai paesi arabi che In quasi tutti, con il nostro passaporto israeliano, non possiamo esibirci, e i nostri dischi non sono distribuiti. Ma nel nostro primo live in Turchia, pochi mesi fa, dal pubblico spuntavano bandiere iraniane, tunisine, egiziane, siriane. E naturalmente palestinesi”. Nella stessa intervista, ha aggiunto che “questo tour non è un progetto politico. Al contrario, è un progetto sovrapolitico: la musica è al di sopra, si eleva. E ci eleva, facendoci scordare gli estremismi.”


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