31 Gennaio 20202min

“L’ebraismo è la capacità di rinnovarsi continuamente”

shabbar

HaTikwa, di Manuel Moscato

Nella Parashà di questa settimana, leggiamo le ultime 3 piaghe che Hakadosh Baruch Hu manda sulla terra d’Egitto: le cavallette, l’oscurità e la morte dei primogeniti.

In questa parashà, abbiamo le prime Mitzvot che Hashem comanda al popolo, ossia quello del Rosh Chodesh e quello di ricordare l’uscita dall’Egitto mettendo i Tefillin. Nel capitolo 12 verso 2 è scritto: “Questo mese è per voi il capo dei mesi; sarà cioè per voi il primo mese dell’anno.”

Nel primo commento alla Torah nella parashà di Bereshit, Rashi si chiede perché la Torah inizia dalla creazione del mondo e non da questo verso, visto che è la prima Mitzvà che Hashem da al popolo. Rashi risponde che doveva essere questo il primo verso della Torah, perché questa è la prima Mitzvà collettiva che tutto il popolo riceve. Quindi perché la prima Mitzvà era collegata al primo mese? Perché la Mitzvà era quella di testimoniare il novilunio davanti al Beth Din, facendo così capire al popolo che erano entrati in un nuovo mese. La Luna è appunto qualcosa che si rinnova ogni mese. E infatti la parola “chodesh”, mese, ha la stessa radice di “Chadash”, novità.

Quindi la dimensione del tempo che caratterizza l’ebraismo è la capacità di rinnovarsi continuamente, di crescere o di decrescere ma essendo sempre in grado di essere sempre nuovi. Pertanto è proprio in questa dimensione che si sviluppa l’identità ebraica e il rapporto con la propria identità che ogni ebreo dovrebbe avere. Per questo è la prima Mitvzà collettiva del popolo ebraico: per capire come un ebreo dovrebbe cercare di essere costantemente con il trascorrere del tempo.


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