5 Marzo 20205min

Le due Parashot di questa settimana: Tetzavé e Zakor

zakor

HaTikwa, di Manuel Moscato

Questo Shabbat leggeremo due Parashot: la prima è la Parashà di Tetzavé, mentre la seconda è quella di Shabbat Zakor.

Nella prima Hashem ci da una descrizione dettagliata degli indumenti che doveva indossare il Coen Gadol. Leggendo attentamente la Parashà, notiamo che Moshé non viene menzionato affatto; perché? Quando il popolo ebraico ha commesso il peccato del vitello d’oro, Moshé disse ad Hashem: “Ordunque perdona la loro colpa, o altrimenti cancellami dal libro che tu hai scritto.” Rashi commenta il verso dicendo di cancellarlo da tutta la Torah che Hashem ha scritto; tuttavia, sappiamo che alla fine Hashem perdonerà il peccato e così Moshé non verrà cancellato in tutta la Torah, ma solo in questa Parashà.

Perché questo? Il Rosh e il Baal Aturim dicono che, se Hashem non avesse perdonato il peccato del vitello d’oro, avrebbe cancellato Moshé in tutta la Torah, ma poiché alla fine Hashem ha perdonato il popolo, allora si è rivelato con giustizia verso di loro, e pertanto ha deciso di cancellarlo in questa Parashà proprio perché è la Parashà che precede il peccato del vitello d’oro.

I nostri maestri z’’l aggiungono altri due motivi per cui Moshé non viene mai menzionato in questa Parashà: il primo è che, secondo il Midrash, quando è morto Moshé Rabbenu (7 di Adar) era la settimana in cui si leggeva la Parashà di Tetzavé, e siccome Moshé Rabbenu è considerato uno Tzadik per il suo popolo, per dargli kavod e rispetto non viene menzionato in questa Parashà. Il secondo motivo è che la Parashà di Tetzavé è la ventesima Parashà che si legge durante l’anno. Quando Moshé ha detto ad Hashem “cancellami dal tuo libro”, nel verso è scritto me haseferach (dal libro): i Chachamim z’’l dividono la parola in mispar, “numero”, e “venti”. Quindi bisogna leggere il verso così: “Cancellami dalla Parashà di Tetzavé che è la ventesima Parashà della Torah.”

Soffermiamoci ora sulla seconda Parashà che leggeremo b’’h questo Shabbat. I Chachamim z’’l hanno stabilito che leggere questo brano lo Shabbat che precede Purim perché si parla di ricordare quello che ci ha fatto Amalek durante l’uscita dall’Egitto. E qual è il collegamento con Purim? Aman è un discendente di Amalek, e così come quest’ultimo voleva distruggere il popolo ebraico, anche Aman voleva fare lo stesso al tempo di Re Assuero. Ascoltare la lettura di questo brano è considerata una Mitzvà della Torah, e tutti hanno l’obbligo di ascoltarla.

In questo brano leggiamo: “Ricordati di quello che ti ha fatto Amalek nella strada della vostra uscita dall’Egitto, quando ti assalì nella strada e colpì tutti quelli che erano rimasti indietro mentre tu eri stanco e sfinito. E quando il Signore ti darà tregua da tutti i tuoi nemici nella terra che ti sta per dare in eredità perché tu ne prenda possesso, cancellerai il ricordo di Amalek da sotto il cielo. Non dimenticarlo.” Quindi, da questo verso si impara che bisogna ricordare e non dimenticare mai quello che Amalek voleva fare al nostro popolo.

Dunque, questo Shabbat riempiamo tutti i templi per ascoltare questo brano, perché tutti hanno l’obbligo di ascoltarlo: uomini, donne, anziani e bambini. Lo Yalkut Yosef dice che chi, per causa maggiore, non può andare al tempio per ascoltare questo brano, ha l’obbligo di uscire nel momento in cui leggiamo questi versi d’estate quando leggiamo la Parashà di Ki Tezé.

 


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