La telefonata Schlein-Meloni, la posizione dei partiti sul cessate il fuoco
È passata alla ribalta la notizia della telefonata tra Meloni e Schlein per coordinare l’astensione del centrodestra su una mozione, proposta dal Partito Democratico, richiedente un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza. La cosa ha destato scalpore, perché è la prima volta che Governo e Opposizione invitano ufficialmente Israele a una maggiore cautela. Dalla mozione Schlein è scaturito un acceso dibattito, fatto di molteplici mozioni che in qualche modo hanno delineato chiaramente la posizione di ciascun partito sul conflitto fra Israele e Hamas.
Il PD ad esempio ha richiesto, senza successo, il riconoscimento dello Stato di Palestina, il ripristino dei fondi all’UNRWA, la creazione di un pacchetto di sanzioni contro i coloni israeliani in Cisgiordania e la costituzione di una commissione internazionale per l’accertamento di eventuale violazioni del Diritto internazionale. Nelle premesse ha poi denunciato la morte di membri delle Nazioni Unite e di giornalisti, senza prendere in considerazione che dipendenti ONU siano accusati di collusione con Hamas e di partecipazione agli attacchi del 7 ottobre. Oltre a riconoscere Hamas come un’organizzazione terroristica, la richiesta di cessate il fuoco comprende anche quella di rilascio immediato degli ostaggi detenuti ancora a Gaza. Passando invece alle mozioni che hanno ricevuto una minore copertura mediatica, si sono avvicendate quelle presentate dall’altra parte dell’arco istituzionale. Centrodestra, Azione, Italia Viva hanno registrato un parere complessivamente positivo dal Governo, rappresentato nella fattispecie dal viceministro agli Affari Esteri Edmondo Cirielli. Non come MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, che hanno riscontrato una forte contrarietà.
Nella risoluzione presentata dal deputato di Forza Italia Orsini spiccano due elementi. Il primo, il riconoscimento del diretto coinvolgimento del personale UNRWA negli attacchi del 7 ottobre, che rende dunque il ripristino dei fondi all’agenzia subordinato a una profonda analisi interna. Il secondo, il riconoscimento del fatto che Hamas si faccia scudo della popolazione civile a Gaza, così come il coinvolgimento dell’Iran. Segue la richiesta di immediato rilascio e incondizionato degli ostaggi. Posizioni molto simili anche quelle sostenute da Azione e Italia Viva. Mentre il primo mette sul tavolo l’urgente necessità di una riforma strutturale delle Nazioni Unite, il partito di Renzi ha definito “femminicidio di massa” la strage del 7 ottobre, con il disaccordo del centrodestra, ma poi non ha messo in legame diretto lo sfruttamento illegittimo dei fondi UNRWA con la costruzione delle infrastrutture del terrore di Hamas.
Dall’altra parte dell’arco parlamentare invece, per quanto si condanni l’attacco di Hamas e si riconosca in questa un’organizzazione terroristica, le posizioni sono sempre più critiche verso Israele, il suo governo e le forze di difesa, ignorando totalmente che il bilancio dei morti fornite siano inattendibili perché fornite dal Ministero della Sanità di Gaza che è solo un dipartimento di Hamas. Il partito di Conte ha denunciato il blocco completo delle condotte idriche verso la Striscia fino a dicembre da parte di Israele e la morte del personale delle Nazioni Unite, senza citare il coinvolgimento di alcuni membri UNRWA con Hamas. Dopodiché, si è detto favorevole all’invio di un’iniziativa diplomatica sul Governo israeliano per fargli rispettare il Diritto Internazionale Umanitario, accusandone dunque a violazione, promuovere il riconoscimento di uno Stato di Palestina entro i confini del 1967, poi istituire una commissione d’inchiesta a verificare la veridicità delle accuse di collusione con Hamas nei confronti dei 12 impiegati UNRWA sospesi. E ancora, l’attivazione diplomatica presso le sedi internazionali per scongiurare un’incursione israeliana su Rafah, la sospensione o la cessazione della vendita di armi a Israele,e infine la sospensione delle iniziative ENI in una concessione di gas offshore al largo di Gaza. Un lungo elenco di impegni richiesti al Governo, supportati da PD e AVS, che sono stati respinti in blocco dalla Maggioranza insieme ad Azione e Italia Viva. Ma le richieste bocciate durante la sessione in aula non sono terminate, poiché la mozione presentata da Fratoianni elenca ulteriori posizioni in materia. Premesso, in ciascuna delle mozioni precedenti i primi punti sono sempre stati dedicati alla condanna degli attacchi terroristici di Hamas e solo successivamente, eventualmente, alla richiesta del cessate il fuoco. Da notare che, nel caso di AVS, la solidarietà ai civili israeliani è espressa solamente al terzo punto, nel quale però già si afferma che Israele abbia ampiamente superato i limiti del Diritto Internazionale Umanitario. Nel complesso, Fratoianni assume una posizione più estrema. In prima istanza, condanna le azioni israeliane nel territorio libanese, così come quelle anglo-americane in Yemen, che contribuirebbero a destabilizzare ulteriormente la regione. Nessun riferimento al’Iran, ma chiede l’impedimento con ogni strumento a disposizione dell’estensione delle operazioni militari a Rafah, accusando Israele di negare le richieste di accesso ad aiuti umanitari pianificati. La lista di accuse prosegue, come quella di contravvenire alle Convenzioni di Ginevra negando ai palestinesi le necessità di base e incentivando l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. I toni si scaldano ancora di più negli impegni, formulando delle istanze che nessun altro partito si è spinto a sostenere, ma che per rigor di cronaca il PD e il M5S hanno votato a favore. Tra cui l’accusa a Israele di Crimini di guerra e, AVS è unico partito a utilizzare il termine, di genocidio. In ultima istanza è stato chiesto di supportare la causa intentata dal Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia, sbloccare i finanziamenti all’UNRWA, applicare sanzioni e bloccare la fornitura di armi a Israele, fino, nuovamente in un unicum, a minacciare la sospensione dell’accordo di associazione Unione Europea-Israele. Con questo resoconto delle sei mozioni presentate alla Camera dei Deputati e dei relativi voti, si evince una panoramica trasparente della visione geopolitica mediorientale di ciascun gruppo parlamentare. In un periodo complesso, in cui la scelta delle parole è quanto mai delicata e significativa di una determinata impostazione, è fondamentale dar luce in modo dettagliato a ciascuna delle proposte pervenute, scavando oltre i titoli sensazionalistici dei principali quotidiani. In tal senso, in ottica delle Elezioni Europee del prossimo giugno, sicuramente è stato utile questo confronto indiretto tra i vari schieramenti, che senza il favore delle telecamere, hanno manifestato la propria autentica inclinazione.
Photo Credit: ANSA
Studente di Medicina presso Humanitas University di Milano, è stato Presidente UGEI nel biennio 2022-2023.
Nato e cresciuto a Siena, attualmente ricopre il ruolo di Policy Officer ed è redattore di HaTikwa.