La restituzione delle opere trafugate dai nazisti: un tema attuale nella Francia contemporanea

France Nazis Stolen Art

di Susanna Winkler

 

La notizia che per la prima volta sarà una donna a dirigere il Museo del Louvre di Parigi ha fatto il giro del mondo. Laurence des Cars, attualmente direttrice del Musée d’Orsay, guiderà dal primo settembre 2021 un museo che già da secoli segna la storia. Il Louvre aperto 228 anni fa, nel 1793, fu arricchito di opere grazie alle campagne napoleoniche, quando fu compiuta una spoliazione e furono prelevati dipinti, sculture e oggetti d’arte, in particolare dai Paesi Bassi e dall’Italia; la collezione si arricchì notevolmente quando, durante il periodo della Repubblica di Vichy, furono confiscate moltissime opere alle famiglie ebraiche perseguitate. 

Des Cars, nata nel 1966, si occupa da tempo del problema della restituzione delle opere d’arte trafugate dai Nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, tema di grande attualità nei musei francesi. Proprio nel marzo di quest’anno il Museo d’Orsay ha restituito agli eredi di Nora Stiasny, donna ebrea austriaca deportata e uccisa nel 1942 insieme alla madre, al marito e al figlio, il dipinto Rose sotto gli alberi di Gustav Klimt, realizzato nel 1905 e sottratto nel 1938, con l’Anschluss. Alla morte dell’acquirente il dipinto, nel 1966, l’opera fu acquistata dalle Galerie Peter Nathan di Zurigo e quattordici anni dopo, nel 1980, fu comprata dal Museo d’Orsay. Per rintracciare gli eredi di Stiasny, oltre al lavoro del Museo d’Orsay, è stato utile l’intervento del Museo del Belvedere di Vienna: la ricerca è durata due anni e le maggiori difficoltà sono state trovate, perché i nazisti distrussero molti documenti a riguardo; probabilmente, anche la famiglia della proprietaria non possedeva memoria né informazioni in merito al possesso dell’opera.

Questo non è l’unico caso del genere in Francia, i cui musei conservano ancora numerose opere rubate dai nazisti, in parte recuperate dalla Germania e dall’Austria e non ancora riconsegnate a chi le possedeva: per questa ragione, nel 1999 fu istituita la Commission d’indemnisation des victimes de spoliations (CIVS), che si sarebbe occupata di ricercare questi proprietari.

L’obiettivo della nuova direttrice è in linea con una delle mission del Louvre degli ultimi anni: alla conclusione del 2017, il famoso museo parigino ha aperto due sale, situate al secondo piano dell’ala Richelieu, con un totale di trentuno dipinti, tutti trafugati a famiglie di origini ebraiche durante il secondo conflitto mondiale, precisamente tra il 1940 e il 1945. Le opere sono corredate sia dalla sigla MNR (“Musei nazionali recupero”), sia da un testo che si concentra sulla loro provenienza e sull’importanza della restituzione agli eredi dei legittimi proprietari. 

Nel febbraio 2018, viene restituito il dipinto Trittico della crocifissione, attribuito al fiammingo Joachim Patinir, agli eredi di Hertha e Henry Bromberg, che furono costretti a vendere la collezione quando dovettero pagare un viaggio per fuggire dalla Germania nazista verso la Svizzera e poi ancora verso gli Stati Uniti, tra 1938 e 1939. 

Le difficoltà nel tracciare la provenienza delle opere d’arte, soprattutto in un periodo come quello della Shoah, in cui i proprietari emigrarono o purtroppo non sopravvissero, rendono necessario un lavoro di ricerca di documenti, di ricostruzione del percorso di queste opere negli anni. Per questo motivo, il Ministero della Cultura francese ha istituito nel 2019 un ente che si dedicasse a questi studi e proprio i Musei d’Orsay e dell’Orangerie hanno cercato di lavorare in tale direzione. In relazione a questo, alla fine del 2019, il Museo del Louvre ha assunto Emmanuelle Polack, una figura di esperto d’arte che si occupasse del mercato artistico francese durante l’occupazione tedesca, per individuare le acquisizioni perpetrate alle vittime della Shoah, durante la prima metà degli anni Quaranta del secolo scorso.

 


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