La Parashà della settimana: Bò

Grafica FB Parashà

di Jonathan Di Veroli

La Parashà che leggeremo questo Shabbat è chiamata “Bò”. Al suo interno si leggono le ultime piaghe scagliate contro gli Egiziani e i primi precetti (Mitzvot) impartiti al popolo ebraico, che pian piano si unifica e si prepara all’uscita dalla schiavitù. È interessante analizzare il titolo del racconto. All’inizio della Parashà il Signore dice a Moshè di andare a parlare col Faraone, ma non gli dice “Va!”, bensì “Bò”, cioè “vieni”. Spiegano i nostri Maestri che questa particolarità linguistica viene utilizzata per ribadire che il Signore fosse con Moshè anche nei momenti più difficili.C’è poi un altro precetto molto importante che si incontra nella Parashà, quello di porre attenzione al Rosh Kodesh, il “Capo mese”, la prima Mitzvah che viene data al Popolo ebraico finalmente unito dal desiderio di libertà. Da questo deriva il concetto di calendario ma soprattutto è possibile comprendere che l’ebraismo sia continuamente basato sul tempo: c’è un tempo specifico per le preghiere, per lo Shabbat e tanto altro ancora. Un’altra Mitzvah molto importante, riguardante la festa di Pesach, è quella del racconto: ciascuno, una volta uscito dall’Egitto, avrebbe avuto l’obbligo di raccontare ai propri figli la schiavitù subìta, ripetendolo di anno in anno proprio nel giorno della liberazione. Questo è uno dei pilastri del popolo ebraico, la necessità di trasmettere il nostro passato e quello dei nostri antenati, affinché si capisca non solo cosa significhi essere ebrei oggi ma anche nei tempi più antichi.

Shabbat Shalom!


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