La Parashà della settimana: Vayeshev

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di Ruben Caivano

La Torà torna a narrare di vicende fra fratelli, come fatto in precedenza con Yacov ed Esav. Infatti Vayeshev si apre con Yosef che racconta i suoi sogni ai fratelli.

Secondo la tradizione ognuno di loro aveva qualcosa di diverso, ma c’era una differenza comune con Yosef; mentre questi erano più grandi ed erano dediti alla vita da campo, Yosef, essendo l’ultimo, rimaneva a casa, motivo per cui era più legato con suo padre Yacov. Proprio per questo il Patriarca gli donò una tunica particolare, che era il segno della sua predilezione. Yosef ebbe un rapporto molto stretto con suo padre, ma solo fino all’inizio della Parashà, poiché successivamente fu venduto come schiavo in Egitto dai suoi fratelli. Per tutto il seguito della sua vita Yosef restò lontano da suo padre e non cercò mai di ricontattarlo. Si concentrò molto sul lavoro: in Egitto diventò Viceré e fu parte rilevante nelle organizzazioni delle provviste in vista della carestia che incombeva. Questi avvenimenti ci possono insegnare che quando Yosef venne venduto in Egitto si era rotto quel legame stretto con la famiglia, il che lo portò rimanere da solo, quindi ad essere indipendente per tutto il resto della sua vita. L’avvenimento della vendita quindi può essere considerato anche come un aspetto positivo e non solo negativo come quasi sempre è ritenuto; se Yosef non fosse stato venduto e fosse rimasto a stretto contatto con la sua famiglia, probabilmente non avrebbe mostrato tutte le qualità che hanno influenzato positivamente la sua vita in Egitto e che lo portarono ad essere Viceré.


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