La Parashà della settimana: Va’etchanan

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di Eitan Della Rocca

Come la scorsa settimana, questo Shabbat prende il nome dall’Haftarà: Nachamù.
Nel linguaggio colloquiale giudaico romanesco si usa dire “pe nachamu” in riferimento alla lunga attesa per qualcosa.
Nachamu è la consolazione che viene pretesa da parte di Am Israel direttamente per mano dell’Eterno.

Ma essere consolati non è immediato, più la ferita è viva e più ci vuole tempo per rimarginarla.

Solo Hashem sa come consolarci, quando viene a mancare qualcuno hasve Shalom, diciamo agli avelim:”min ashamaim tenuchamu, “dal cielo possa arrivare la consolazione”

Chi ha provato un dolore sa bene che il momento in cui passa non viene prestabilito ma arriva con una frase, con una nuova gioia con un gesto di una persona vicina o lontana.

Che nesso c’è tra l’Haftarà e la Parashà di domani, Vaethanan?
Nella Parashà è scritto אֶעְבְּרָה נָּא וְאֶרְאֶה אֶת הָאָרֶץ הַטּוֹבָה, Moshè chiede ad Hashem fammi passare e mostrami la terra buona (Eretz Israel) Moshè implora Hashem di entrare in Israele ma i Maestri della Hasidut imparano da questo versetto di saper sempre vedere oltre all’apparenza, Moshè chiede: fammi passare oltre e mostrami la terra BUONA, per vedere il bene nelle persone e nelle cose devi riuscire a guardare oltre alle apparenze, se riusciremo a vivere in questo modo allora potremmo davvero essere consolati da Hashem.

Shabbat shalom!


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