La Parashà della settimana, Vaerà: il cuore del Faraone

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HaTikwà (M.Moscato)La Parashà che andremo ad approfondire questa settimana è Vaerà. Sin dall’inizio il Signore rassicura Moshè rinnovando la promessa di una redenzione completa. Il Popolo però, afflitto dalle sofferenze della schiavitù in Egitto, non presta ascolto alle parole di Moshè. Moshé e Aron si recano dal Faraone, intimandolo di liberare il Popolo Ebraico, perché il Signore è con loro. Così iniziano gli “otiot”, i segni manifesti. Aron getta davanti al Faraone un bastone che si trasforma in serpente per poi tornare di nuovo verga. Gli stregoni del Faraone tentano di emulare il miracolo, ma il serpente di Moshé inghiotte i serpenti dei maghi egizi. Così Moshè annuncia al Faraone le dieci piaghe sulla terra d’Egitto inviate dal Signore. In questa parashà troviamo le prime sette, che sono: sangue, rane, pidocchi, mescolanza di belve feroci, peste, ulcere e grandine.

Sempre nella stessa Parashà troviamo un verso significativo “Il cuore del Faraone è indurito (  כבד – kaved) e rifiuta di mandare via il popolo” (Shemot capitolo 7 verso 14). I nostri Maestri Z”L sostengono che il significato di “kaved” sia “duro” e non “indurito”. Quindi questo verso può essere letto nel seguente modo:”Il cuore del Faraone è duro e rifiuta di mandare via il popolo“. Secondo l’approccio letterale, possiamo pensare che se una persona è estremamente ostinata, nulla potrà smuoverla dalle sue posizioni.

A volte anche noi siamo ostinati e con il cuore duro, proprio come il Faraone, ma facendo le mitzvot passo dopo passo, questo cuore si scioglie e ne siamo felici. “Mitzva gdola liot beSimcha”. Abbandoniamo l’ostinazione e onoriamo la Torah come recita il verso “E’ una grande mitzvà essere felici”.

Shabbat Shalom. 

 

Manuel Moscato, vive in Israele. Ha mosso i primi passi al Collegio Rabbinico di Roma. Dal 2017 frequenta la Yeshivat HaKotel di Gerusalemme. 


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