22 Marzo 20193min

La Parashà della settimana: Tzav. Il significato del fuoco

משכן ענוה

HaTikwa (M. Moscato) – Come la Parashà precedente, anche la Parashà di questa settimana ci fornisce una descrizione dettagliata delle procedure attraverso le quali venivano fatti i sacrifici nel Mishkan (altare), che in un’epoca successiva sarebbe diventato il Beth Amikdash costruito da Re Salomone. La Parashà di questa settimana si apre con il brano: “Hashem parlò a Moshé dicendogli- parla ad Aron e ai suoi figli e comunica loro questi ordini. Ecco le regole per il sacrificio dell’olocausto (sacrificio completo): questo sacrificio deve bruciare per tutta la notte sull’altare in cui si terrà acceso il fuoco”. Scopriamo dunque che il fuoco ha un ruolo importantissimo in questi versi e in tutta la Parashà. Il fuoco secondo il pensiero Hassidico rappresenta il collegamento con Hashem. Non a caso il giorno dello Shabbat è caratterizzato dal fuoco: per esempio, viene accolto lo Shabbat accendendo due lumi e all’uscita dello stesso giorno, concludiamo lo Shabbat sempre con il fuoco, facendo l’Avdalà. Hashem è apparso per la prima volta a Moshé attraverso un roveto che, come è scritto nella Parashà di Shemot, ardeva ma non si consumava. Quando è stata data la Torah sotto il Monte Sinai, il monte fumava di un fuoco divino. Nel deserto il popolo è guidato di giorno da una nube e di notte da una colonna di fuoco. Il fuoco rappresenta infatti il legame tra due mondi, nonché il simbolo di una forza attiva che agisce sulla realtà dinamica. Il verbo “dare” in ebraico (Natan) può essere letta in ambedue i lati. Si tratta infatti di un dare e un ricevere allo stesso momento. Io accendo una luce e la luce illumina una stanza. Infatti noi accogliamo lo Shabbat accendendo due lumi e così durante lo Shabbat ci dedichiamo ad Hashem, per esempio studiando Torah o cantando delle lodi. Il fuoco dello Shabbat alla fine si spegne, ma il fuoco dell’altare non si spegne mai perché l’altare è il luogo dell’identità che non si annulla e va sempre tenuta viva.

Shabbat Shalom


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