La Parashà della settimana: Tzav
di Jonathan Di Veroli
Nella Parashà Tzav vengono descritti i dettagli dei sacrifici e delle cerimonie rituali del Tabernacolo, il Mishkan, con un’attenzione particolare sul ruolo dei Sacerdoti: sulla purificazione loro e del santuario stesso. Ad esempio, viene discusso il processo di purificazione per chiunque sia entrato a contatto con un cadavere. La Parashà sottolinea l’importanza della purezza e della santità nel culto ebraico, ed è scritto: “Esh tamid tukad al ha mizbeach lo tichbé – Un fuoco eterno farai ardere sull’altare non lo spegnerai”.
Doveva esserci un fuoco acceso perennemente e dopo la distruzione del Bet Hamikdash questo è stato sostituito nei nostri Batè Kneset con un lume, il Ner Tamid, posto di fronte all’Aaron Hakodesh, dove sono contenuti i rotoli della Torah. Il fuoco rappresenta la continuità ma rappresenta anche la base della vita ebraica: così come il fuoco rimane acceso, così anche l’anima dell’ebreo per rimanere accesa deve essere alimentata continuamente attraverso i prevetti, le Mitzvot. Questo Shabbat è chiamato Shabbat Parà, perché oltre che la Parashà di Tzav si legge anche un altro piccolo brano che parla della Parà Adumà, la mucca completamente rossa che serviva a purificare coloro che si erano resi impuri. Questo brano è estremamente collegato alla prossima festività che affronteremo, la festa di Pesach, proprio perché per alcune mizvot della festa bisognava avere uno stato di purità molto elevato.
Shabbat Shalom!
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