La Parashà della settimana: Sheminì
di Cesare Di Tivoli
Nella Parashà di questa settimana si tratta dell’inaugurazione del Tabernacolo, il Mishkan, che viene purtroppo accompagnata dalla tragica morte di Nadia e Avihù, figli maggiori di Aharon, dopo essere stati investiti nel ruolo di Cohanim. Viene descritta l’investitura sacerdotale, il loro servizio nel Mishkan e il modo i due muoiano per aver fatto più di quanto richiesto. Successivamente alla disgrazia, Moshè Rabbenu consola Aharon spiegandogli che Hashem si serva dei Giusti, i Tzadiqim, per santificare il Suo grande nome e che i suoi figli, avendo raggiunto livelli elevatissimi, abbiano avuto il merito di esser stati scelti per questo fine. Aharon rimane in silenzio senza porre domande, e riceve una ricompensa per questo gesto. Dal suo comportamento impariamo una cosa importante per la vita di tutti i giorni: se è chiaro che Hashem sia la fonte principale del bene e che tutto ciò che fa è giusto, non c’è bisogno di fare domande. Le domande trovano posto quando nei nostri pensieri c’è un dubbio, cosa che non c’era nei pensieri di Aharon, per questo è riuscito a superare la difficoltà senza lamentele e dubbi. Verso la fine della Parashà, la Torah si sofferma a elencare i Simanim, segni per poter distinguere le bestie pure da quelle impure. È scritto:” Non sporcate le vostre anime con questi speci proibite. non vi renderete impuri con essi diventando impuri“. Fare attenzione alle norme della Kasherut permette di avvicinarci al Signore sempre di più.
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