La Parasha della Settimana, Pekudè: l’individuo e la collettività
Questa settimana leggeremo la parashà di Pekudè che conclude il libro di Shemot. Nel particolare, si sofferma sul computo elaborato da Moshe, sulla quantità dei materiali utilizzati per edificare il Mishkan, la fabbricazione delle vesti sacerdotali e la costruzione definitiva del Tabernacolo per opera di Moshe.
Secondo il Rebbe, il nome di una parashà, che non è sempre equivalente alla prima parola del capitolo letto, riflette il suo significato. La Parashà letta la scorsa settimana si chiama “Vayakel“, tradotto in italiano come “raccogliere, unire“. Tuttavia nell’intera parashà si parla singolarmente dei vari oggetti che avrebbero composto il Mishkan, i quali vengono descritti minuziosamente dalla Torah. Sebbene il nome della parashà voglia dire “unire“, in questo caso la Torah pone accento sull’individualità e sull’unicità di ogni oggetto. D’altro canto “Pekudè” viene tradotto come “conteggio“. Quando contiamo qualcosa diamo importanza ad ogni oggetto nella sua individualità. Anche in questo caso il nome della Parashà non rispecchia il suo significato; infatti gli ultimi capitoli del libro di Shemot ci parlano di come Moshe abbia unito tutti gli oggetti del Mishkan. Perchè questa discrepanza? La parashà di Vayakel, raccogliere, avrebbe dovuto parlare dell’unione dei vari oggetti del Mishkan e la parasha di Pekudè avrebbe dovuto descrivere ogni oggetto nel suo essere.
Qui la Torah ci sta dando un grande insegnamento: un gruppo, per esser tale, deve essere composto da individui che si rispettano l’un l’altro, ognuno deve avere un suo carattere, deve essere unico e deve dare il suo contributo per migliorare la comunità di cui fa parte. Analogamente, come insegnato dalla parashà di questa settimana, un individuo non può essere solo, non può vivere solitariamente ma ha bisogno di far parte di una comunità, che lo faccia crescere e migliorare. Di conseguenza possiamo trarre due conclusioni: in primo luogo, nel momento in cui ogni individuo non dà il suo contributo alla comunità, essa cessa di esistere e nel momento in cui una comunità non si interessa di un individuo, non lo aiuta, non lo migliora, finisce per annullarlo. L‘importanza della collettività e del singolo devono essere quindi sempre di pari passo, non può infatti esservi una senza l’altra. Shabat shalom e Khodesh Tov!
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