La Parashà della settimana: Emor

PARASHA (4)

di Jonathan Di Veroli

Questa settimana leggiamo la Parashà di Emor. Questa inizia parlando dei Coanim, e riguardo loro elenca alcune azioni che non possono fare e chi non può fare il Sacerdote.
Tra i vari divieti leggiamo che non possono avere difetti fisici, non possono stare a contatto con un morto, entrare in un cimitero e fare tutto ciò che trasmette loro impurità.
La domanda che si sono posti i Chachamim è: Per quale motivo H. ha dato loro tutte queste limitazioni? Una delle molteplici risposte è che in tutti questi casi la persona si sente triste: entrare in un cimitero e avere un difetto fisico amareggiano la persona. La Torah vuole insegnarci che il Coen, essendo un “personaggio pubblico”, stando a contatto con la popolazione non può essere triste, perché tale sentimento viene conseguentemente trasmesso alla popolazione, e ciò non è ammissibile.

Questo è un insegnamento che può essere esteso a tutti noi, quante volte nella vita ci capita di essere tristi?
Generalmente dovremmo evitare tutto ciò che ci potrebbe rendere tristi, ma se ormai il buio interiore ha preso il sopravvento, cerchiamo di evitare la propagazione ad altre persone per fermare la catena.
La felicità è il filo conduttore della Parashà, infatti subito dopo vengono elencate tutte le feste ebraiche.

Con il brano di questa settimana, la Torah ci chiede di cercare sempre e comunque la felicità.

Shabbat Shalom!


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