La Parashà della settimana: Ekev

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di Jonathan Di Veroli

Tra i vari argomenti della Parashà di questa settimana, emerge il concetto di “Berachà”, ossia “Benedizione”.
Questo punto fondamentale nella vita ebraica compare prevalentemente in due momenti:
1. Veachaltà vesava’ta uverachtà et H. Elokecha al Aarez atovà Asher natan lach, che significa: “Mangerai, ti sazierai e benedirai il Signore tuo D. per la terra buona che ti ha dato”.
2. Mà H. Elokecha shoel meimmach, che significa: “Cosa è che il Signore tuo D. ti chiede?”
Il primo verso è più esplicito rispetto al secondo. Ogni volta che mangiamo e ci saziamo (con il pane) siamo obbligati dalla Torà a fare la Birkat Hamazon.
Per capire il secondo dobbiamo ricorrere al commento di Rashi e Tosafot in Menachot 43b. “Al tikrè ma ella Mea.”, cioè: “Non leggere “mà” (“cosa”), bensì “mea” (cento)”. Dunque ogni giorno dobbiamo recitare almeno cento benedizioni.
Le Berachot non sono ringraziamenti, H. non ne ha bisogno. Sono invece parole di riconoscenza da parte nostra per tutto ciò che ci viene concesso, senza dare nulla per scontato.
Questo concetto è espresso anche nei versi 4 e 5 del capitolo 9 dove è scritto: “Non è per merito tuo che hai ereditato la terra ma per volere di D”.
La Torà in questo brano ci da un insegnamento molto importante e dobbiamo stare attenti a non dimenticarlo mai.

Shabbat Shalom!


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