La Parashà della settimana: Bereshit
di Jonathan Di Veroli
La Parashà che leggeremo questa settimana è il primo brano della Torah. Il nome di questa Parashà è tratto proprio dalla prima parola del brano, Bereshit, che significa “in principio”. Pochi giorni fa abbiamo chiuso il ciclo annuale di lettura parlando della morte di Mosè e dell’incarico a Giosuè come suo successore; mentre ora ricominciamo subito da capo a rileggere la Torah. Bereshit inizia con i sei giorni della Creazione e con il riposo del S. al settimo giorno. Già da qui si riconosce l’importanza dello Shabbat che nel corso della Torah viene sottolineata sempre di più. Il brano continua con la descrizione del Creato soffermandosi sull’episodio di Adamo che trasgredì il volere di H. mangiando il frutto precluso.
Il peccato è stato commesso da Adamo poiché si era fatto condizionare dal serpente e questo ci da subito un insegnamento di vita molto importante: dobbiamo stare attenti a chi ci circonda e alle loro belle parole, poiché la persuasione può portare a commettere errori. In seguito la Parashà ci racconta la rivalità e il brutto episodio tra Caino e il fratello Abele.
Dopo che Caino uccide Abele D. gli chiede: “Dov’è tuo fratello Abele?”, e lui rispose: ”Non lo so, sono forse il custode di mio fratello?” Questo dibattito fa molto riflettere e va analizzato attentamente: H. ovviamente sapeva dell’omicidio, però sperava in un pentimento da parte di Caino, che invece Lo ha cercato di ingannare. Il breve dialogo ci fa capire una cosa molto importante: nonostante possiamo commettere degli sbagli, ed il S. ovviamente ne è al corrente, Lui sarà sempre li ad ascoltarci e ad accogliere un mostro pentimento sincero.
Shabbat Shalom!
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